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Visualizzazione dei post da 2013

Renzi, il pericolo del revanscismo generazionale

La scuola Mediaset ha lasciato il segno sulla comunicazione del neo segretario del Pd. A Renzi, infatti, va riconosciuta una grande capacità di comunicazione, un’attenzione a toccare le corde sensibili dell’uditorio, a porsi come il capitano di una squadra. “Sono orgoglioso di voi” ripetuto varie volte. Devo confessare, però, che sentir parlare Renzi è stato un choc. Un discorso duro, dove non solo viene riaffermato il principio più volte ribadito della rottamazione, ma è stato lo sdoganamento, in più passaggi nei trentatre minuti di intervento, della contrapposizione generazionale, un principio pericoloso per la tenuta sociale. Anziani contro giovani, coloro che avrebbero fallito (a detta del neo segretario) contro coloro che hanno tutto da costruire e che finora sono stati esclusi dalla gestione del potere. Di una verità oggettiva (l’esclusione dei giovani dal potere decisionale) Renzi ne fa un assioma per rivendicare l’indispensabilità di un ricambio generazionale. “Tocca a n

Grazie per aver attraversato questa terra

Ricordo come fosse ieri la diretta Tv dell'uscita dal carcere di Mandela nel 1990 e la mia emozione per quell'uomo integro che nemmeno 27 anni di carcere duro avevano piegato. Il suo primo discorso fu di riconciliazione. Tutto il contrario di quanto ci si sarebbe potuto aspettare nei confronti dei suoi aguzzini bianchi. E fu lì che la storia del Sudafrica e del mondo cambiò. Un gigante della storia, un Uomo che ogni giorno non ha mai rinunciato ad essere Uomo. Grazie per aver attraversato questa terra. Comunque vada, non sarà stato invano.

Cancellieri, l'umanità sopra la ragion di Stato

Dichiaro subito, a scanso di equivoci, il mio totale disprezzo per la famiglia Ligresti coinvolta negli affari più torbidi della recente storia italiana. Detto questo, chiedo a quanti si indignano per la scarcerazione di favore di Giulia Ligresti, in carcere per falso in bilancio aggravato da grave nocumento ai risparmiatori e di manipolazione di mercato: sarebbe stato meglio se fosse morta? Sarebbe cambiato qualcosa nella condizione dei detenuti delle carceri italiane? Una morte così eccellente avrebbe forse pareggiato i conti con le tante morti anonime in quanto sconosciute al grande pubblico? Avrebbe forse restituito la vita anche ad un solo altro detenuto morto in cella? Non credo proprio. Quella morte, forse, avrebbe saziato la voglia di vendetta sociale che anima molti detrattori del ministro Cancellieri. Ma va ricordato, anche se non ce ne dovrebbe essere bisogno, che la pena di morte nel nostro paese non esiste. Per fortuna! Il gesto di umanità della Cancellieri è, dunque, t

A chi serve il voto palese su Berlusconi? 2

Perché il Pd sul voto palese in aula al Senato sulla decadenza di Berlusconi non ha detto una cosa semplice e lineare, e cioè: il dibattito sulle modalità del voto non ci appassiona per la semplice ragione che il Pd voterà compatto per la decadenza in un caso o nell'altro? Perché Epifani non si è fidato dei suoi? Primo, perché evidentemente ne ha tutte le ragioni per non farlo; secondo, perché è probabile ci sia stato un accordo con i lealisti al governo del Pdl, della serie: vi diamo la possibilità di salvare la faccia nei confronti del vostro leader, ma in cambio il governo deve andare avanti. Tutto il resto è teatrino a beneficio del popolino. Se così stanno le cose il Pd ha perso un'occasione storica per decretare la fine politica di Berlusconi e decretare definitivamente la spaccatura all'interno del Pdl. Perché è certo che con il voto segreto, molti all'interno del centro destra si sarebbero smarcati dal leader lasciandolo al proprio destino. Ancora una volta,

A chi serve il voto palese su Berlusconi?

A chi serve veramente il voto palese in aula sulla decadenza di Berlusconi? Non credo serva, come vogliono farci credere, come atto di trasparenza. Credo piuttosto che il segretario del Pd l'abbia voluto per rinserrare le fila del suo partito perché sa benissimo che all'interno ci sono diverse anime, probabilmente la parte più consistente del partito, molte delle quali nell'ultimo ventennio hanno basato la propria identità sull'antiberlusconismo. Senza Berlusconi e la contrapposizione a lui non avrebbero ragione di esistere perché in tutti questi anni non sono state capaci di produrre una benché minima politica alternativa, un programma di governo serio e credibile diverso e altro rispetto a quanto imposto dal centro destra che non fosse soltanto la contrapposizione al leader del Pdl. Venuto meno Berlusconi dovrebbero mettersi a lavorare sul serio, ad elaborare un pensiero politico. Troppa fatica. Meglio avere un nemico su cui sparare. La sua vita politica è garanzia

Priebke fedele al nazismo fino alla morte

Ora che i riflettori su Priebke finalmente si stanno spegnendo è utile una riflessione su un passaggio del testamento "morale" del criminale nazista. Dice l'ufficiale tedesco che l'eccidio delle Fosse Ardeatine fu la risposta all'attentato della resistenza romana in via Rasella. Lo dice con una tale convinzione che è evidente che non solo è stato un assassino che ha "dovuto" obbedire ad un ordine, come ha più volte affermato. Ma nell'affermazione dell'eccidio come ritorsione c'è, implicita, la rivendicazione della legittimità dell'invasione tedesca dell'Italia, il che è ancora più grave. Se il rivendicare l'obbligo di obbedire ad un ordine poteva apparire una difesa, per quanto inaccettabile, un accenno di pentimento, affermare, invece, la legittimità della ritorsione ad una azione, questa sì legittima, dei patrioti che volevano liberare l'Italia, vuol dire rivendicare la bontà dei principi nazisti persino in p

16 ottobre 1943, la deportazione degli ebrei di Roma.

"Un aperto e umanissimo scrittore ha bollato la mostrusità delle leggi razziali, osservando che esse colpivano 'non le azioni responsabili delle creature umane, ma il delitto di essere nati '. E chi veramente con la morte espiò quel delitto, non è tornato a dirci se, nell'ora del supplizio, ne capì finalmente la colpa". Giacomo Debenedetti, 16 ottobre 1943, Sellerio editore.

Grillo ha gettato la maschera

Grillo ha gettato la maschera. Chi avesse ancora dei dubbi sulla demagogia del leader del M5S dovrà prenderne atto. “Se avessimo messo nel nostro programma l’abolizione del reato di clandestinità avremmo preso percentuali da prefisso telefonico”, ha ammesso candidamente, rimproverando i parlamentari che hanno votato a favore dell’abolizione di quel reato. Un’affermazione insieme grave e rivelatrice del suo modo di fare politica. Una politica non basata su convinzioni e valori fondanti, ma sull’inseguimento degli istinti e dei sentimenti più bassi delle persone. Una politica che parla alla pancia, che fa leva sulle paure, sui rancori, sulle frustrazioni. Una politica pericolosa per la tenuta sociale alla stessa stregua di quella berlusconiana o leghista. I vaffa day ne sono un esempio lampante. A ciascuno di noi verrebbe da urlare un sonoro vaffa all’indirizzo di questa classe politica e ne avremmo tutte le ragioni. Ed è proprio su questo che Grillo fa leva manipolando il malcontento