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Visualizzazione dei post da luglio, 2016

Perchè si lasciano entrare tanti immigrati?

Questa è la domanda che molti si pongono a volte con un tono insinuante come ad immaginare chissà quali retroscena, quali interessi perversi di alcune categorie come le coop che gestiscono i centri di accoglienza. La risposta, al netto del dovere di accoglienza per ragioni umanitarie, è molto più semplice e complessa allo stesso tempo: questo sistema di produzione capitalistico ha bisogno di un nuovo esercito di riserva a basso costo e a diritti ridotti. Dunque, con l'immigrazione si sta in realtà producendo una nuova lotta di classe del capitale contro il lavoro, con il capitale che usa i poveri contro altri poveri per sconfiggere definitivamente ogni idea di solidarietà tra i lavoratori e la possibilità di dare una forma organizzativa a questa solidarietà attraverso sindacati o partiti pro labour. Il capitale ha bisogno di spezzare ogni resistenza per spremere dalla forza lavoro utili sempre più alti e ciò lo si ottiene con bassi salari e bassi diritti.  Non è un caso, d

Tempi di vita e tempi di lavoro per un programma riformatore

C'è un punto che i sindacati e le diverse anime della sinistra continuano ad eludere nel dibattito politico e nel confronto con il governo: la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore. Ne abbiamo parlato ancora su questa pagina e ci ritorniamo perché è un punto dirimente dell'identità della sinistra. E' proprio sul conflitto tra tempi di vita e tempi di lavoro che storicamente si è cementata l'identità di classe. Oggi questo tema è scomparso completamente dal dibattito politico. Eppure, se c'è una risorsa preziosa in assoluto questo è il tempo. Prima di tutto perché è una risorsa a somma zero: se ne dedichiamo una certa quota per una cosa ne rimane meno per un'altra. Inoltre, spesso, non siamo noi a decidere quanta parte del nostro tempo dobbiamo dedicare alle diverse attività tra cui il lavoro è la parte preponderante. In secondo luogo, è una risorsa limitata, a scadenza, a tempo determinato, scusate il gioco di parole, l'unica di cui abbiamo la

Europa: la morte del welfare all'origine dei conflitti

E' evidente ormai che nei fatti di Monaco l'origine etnica dell'omicida non ha alcuna relazione con quanto accaduto. Era una persona con un forte disagio psicologico e sociale, vittima di bullismo, come purtroppo ce ne sono tanti di giovani che soffrono degli stessi disagi. Quegli omicidi sono il frutto di una società malata che ha abbandonato i suoi giovani e con essi il futuro, che non se ne cura, che non si cura delle periferie, che ha sostituito all'idea di solidarietà e di welfare le compatibilità finanziarie. Se l'Europa non si riappropria della sua idea originaria e fondativa di inclusione e solidarietà sarà la fine. Le avvisaglie ci sono tutte.  Sul fronte immigrazione, invece, non basta accogliere, occorre assicurare rispetto della dignità alle persone, proprio quella che hanno perso fuggendo dalle loro terre. Così potranno sentirsi ancora a casa e avere cura di questa nuova casa. Occorre anche, e senza mezzi termini, fermezza nel far rispettare le