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Visualizzazione dei post da 2011

Totem e tabù

Totem. Tabù. Terreni inesplorati. Tutte definizioni che servono a manipolare e mistificare il linguaggio per non chiamare con il proprio nome una cosa che è costata ai lavoratori di questo paese sangue e lacrime come risultato di lotte e che si chiamano semplicemente, "banalmente", diritti irrinunciabili . Diritto al lavoro, ma anche diritti nel lavoro. Diritto a non essere licenziati senza giusta casa, che vuol dire a non perdere il posto di lavoro perché stai antipatico al capo per motivi personali o politici indipendentemente dal risultato del tuo lavoro; diritto a godere delle ferie, dei permessi retribuiti, delle malattie, del diritto di sciopero e di associazione sindacale, il diritto a condizioni di lavoro rispettose della dignità umana. Tutti diritti che in questo paese si sta cercando di mettere in discussione, non tanto e non solo con un attacco frontale in stile Marchionne, ma anche con un’operazione più subdola e dunque squallida come quella di mistificare il lin

L'uomo della provvidenza

Si è già detto tutto sulle dimissioni di Berlusconi e sulle polemiche sterili sull’opportunità delle manifestazioni di piazza che ad alcuni sono apparse eccessive. Dopo le porcate del nano siamo diventati, improvvisamente, un paese di perbenisti snob. Ma tant’è! Siamo la patria di Pulcinella, del resto, sempre pronto alle piroette e ai volta gabbana. Arriva Monti con il suo profilo austero e serio e subito cambiamo atteggiamento, diventiamo tutti compassati e moderati. Si dice che solo i cretini non cambiano mai idea, ma gli italiani la cambiano un po’ troppo spesso sulle cose che riguardano il governo della cosa   pubblica. Ora, Monti dovrebbe risollevare le sorti dell’Italia dal punto di vista economico e del profilo internazionale e si preannuncia un programma di governo fatto di tagli alla spesa pubblica (ancora? Vedremo cosa si intende), di “ riforme strutturali per togliere i privilegi di quasi tutte le categorie sociali” (anche qui non si capisce di quali privilegi si parli e

Economia familiare. Un'impresa da specialisti della sopravvivenza

Rocca, n. 21, 1 novembre 2011 “Quelli che alla terza settimana…”, titolavamo due anni e mezzo fa su Rocca (n. 6/2009) a proposito della crisi che mordeva, e morde ancora, i redditi delle famiglie italiane il cui stipendio non basta ad arrivare alla terza settimana del mese. Da allora la situazione non è migliorata affatto. Arrivare a fine mese resta un’impresa da specialisti della sopravvivenza, per chi un lavoro, nel frattempo, lo ha conservato. Sì, perché in questi anni l’occupazione è stata falcidiata da imprese che hanno chiuso i battenti. Capita, infatti, sempre più spesso di sentire intorno a sé di conoscenti o amici di conoscenti che hanno perso il lavoro in imprese con il portafoglio ordini pieno in cui nulla poteva far presagire una chiusura. Eppure, è proprio quanto si è verificato. Molti imprenditori si sono mimetizzati dietro la crisi, pur non risentendo, di fatto, dei suoi effetti, per delocalizzare le produzioni, continuare a fare profitti e continuare ad alimentare

La grande ipocrisia

Gheddafi è morto, viva Gheddafi! Sì, proprio così, viva Gheddafi, perché la morte del dittatore libico ha mostrato ancora una volta l’ipocrisia del mondo occidentale e in particolare della nostra stampa e dei nostri politici benpensanti. Tutti a gridare all’orrore per quel corpo vilipeso, tutti a dire “il rispetto deve essere dovuto a qualsiasi essere umano, ma non possiamo fare a meno di mostrarvi queste immagini”, (Bianca Berlinguer al Tg3 delle 19, primissima serata). Puah! Nemmeno il pudore di arrossire per questa palese, evidente, spudorata ipocrisia. Se è così importante il rispetto della persona umana perché mi mostri quelle immagini? Perché intere pagine di giornali erano piene di gigantografie di quell’atrocità? Il perché lo ha spiegato bene con assoluta onestà intellettuale Enrico Mentana intervistato da Fabio Fazio a “che tempo che fa” sabato 22 ottobre: “Perché il nostro lavoro ha bisogno delle cattive notizie per vendere i giornali e fare audience”. Il resto sono non no

Internazionale. L'illusione del web

Nell’era di internet e dei social network ragionare sul ruolo di questi strumenti nei processi di cambiamento della società è fondamentale per capire cosa ci si può aspettare dal loro uso e dove porta lo stesso. Se ne è discusso oggi in uno degli incontri al Festival di Internazionale in una tavola rotonda dal titolo significativo “L’illusione del web. I limiti dell’attivismo” con Evgeny Morozov, ricercatore e blogger autore di “The net delusion”; Michael Anti, giornalista e blogger cinese, moderati da Luca Sofri fondatore de “Il Post”. Tutti si sono detti d’accordo sul fatto che è un’illusione pensare che il web possa essere uno strumento adatto ad organizzare strategicamente il cambiamento della società. Semmai, come ha sostenuto Morozov, può servire come momento di prima mobilitazione delle coscienze, di veicolo delle informazioni stando però attenti a non lasciarsi assorbire dallo strumento stesso. Un passaggio sottolineato anche da Sofri che ha evidenziato quanto è sotto gli oc