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Visualizzazione dei post da novembre, 2011

L'uomo della provvidenza

Si è già detto tutto sulle dimissioni di Berlusconi e sulle polemiche sterili sull’opportunità delle manifestazioni di piazza che ad alcuni sono apparse eccessive. Dopo le porcate del nano siamo diventati, improvvisamente, un paese di perbenisti snob. Ma tant’è! Siamo la patria di Pulcinella, del resto, sempre pronto alle piroette e ai volta gabbana. Arriva Monti con il suo profilo austero e serio e subito cambiamo atteggiamento, diventiamo tutti compassati e moderati. Si dice che solo i cretini non cambiano mai idea, ma gli italiani la cambiano un po’ troppo spesso sulle cose che riguardano il governo della cosa   pubblica. Ora, Monti dovrebbe risollevare le sorti dell’Italia dal punto di vista economico e del profilo internazionale e si preannuncia un programma di governo fatto di tagli alla spesa pubblica (ancora? Vedremo cosa si intende), di “ riforme strutturali per togliere i privilegi di quasi tutte le categorie sociali” (anche qui non si capisce di quali privilegi si parli e

Economia familiare. Un'impresa da specialisti della sopravvivenza

Rocca, n. 21, 1 novembre 2011 “Quelli che alla terza settimana…”, titolavamo due anni e mezzo fa su Rocca (n. 6/2009) a proposito della crisi che mordeva, e morde ancora, i redditi delle famiglie italiane il cui stipendio non basta ad arrivare alla terza settimana del mese. Da allora la situazione non è migliorata affatto. Arrivare a fine mese resta un’impresa da specialisti della sopravvivenza, per chi un lavoro, nel frattempo, lo ha conservato. Sì, perché in questi anni l’occupazione è stata falcidiata da imprese che hanno chiuso i battenti. Capita, infatti, sempre più spesso di sentire intorno a sé di conoscenti o amici di conoscenti che hanno perso il lavoro in imprese con il portafoglio ordini pieno in cui nulla poteva far presagire una chiusura. Eppure, è proprio quanto si è verificato. Molti imprenditori si sono mimetizzati dietro la crisi, pur non risentendo, di fatto, dei suoi effetti, per delocalizzare le produzioni, continuare a fare profitti e continuare ad alimentare