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Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

Stepchild adoption, tra ideologia e fatti concreti

Lo confesso: ho delle perplessità sull'adozione del figlio del partner per le coppie omosessuali. Cerco di spiegarmi. Se una persona ad un certo punto della propria vita prende consapevolezza della sua inclinazione sessuale, penso abbia messo in conto e ben ponderato il fatto che non potrà avere una prole propria, non potrà riprodursi. Avrà fatto una scelta dolorosa, certo, ma consapevole che questa strada gli è preclusa. Per lo meno in modo naturale. A meno che, appunto, non si ricorra a degli artifici oppure all'adozione di bambini resi adottabili dalla legge. Per restare al primo punto sugli artifici, in modo particolare per le coppie formate da due uomini, che volessero un figlio biologicamente proprio, si tratta di ricorrere evidentemente ad un utero in affitto. E qui si aprono degli indubbi problemi etici. Il primo è che potranno accedere a questo "diritto" solo quelle coppie benestanti che possono pagare una donna che porti in grembo un bambino per nove
Il 13 dicembre 1988 scoppia il “caso Fiat” grazie alla pubblicazione delle notizie della violazione dei diritti sindacali e dei lavoratori all’Alfa di Arese da parte della Fiat divenuta proprietaria del famoso marchio automobilistico. A darne per primi la notizia furono “il manifesto” e “l’Unità”. Nel mondo ancora per poco diviso in blocchi, un’altra guerra fredda si consuma dietro i cancelli della più grande e importante fabbrica italiana. Meno di un anno dopo, il 9 novembre 1989, infatti, iniziò l’abbattimento fisico della cortina di ferro che divideva l’Europa. Ma la guerra fredda dentro i cancelli delle fabbriche non è mai terminata. “Rappresentanza sindacale, rappresentanza politica e tutela del bene comune. Cgil e Pci nella Fiat degli anni ‘80”, edito da Festina Lente Edizioni ricostruisce i fatti di ventisette anni fa per offrire una chiave di lettura ancora attuale dei conflitti nei luoghi di lavoro. La ricostruzione di quei fatti alla Fiat offre uno spaccato concreto di
Walter Molinaro è un operaio di quinto livello al reparto innovazione del Portello. Laureando in architettura, fa richiesta per l’avanzamento di carriera nel ruolo di designer. Dopo vari colloqui con i responsabili dell’azienda, il 18 novembre 1988 incontra il direttore del personale degli enti tecnici il quale esplicita meglio quanto già gli altri, nei precedenti colloqui, avevano sostenuto: la tessera sindacale è “un limite oggettivo”. Per di più Molinaro è anche segretario della sezione aziendale del Pci. Una lucida e documentata analisi dei rapporti tra la maggiore azienda privata italiana e le rappresentanze sindacali e delle organizzazioni sindacali e i partiti politici attraverso la ricostruzione delle vicende che animarono quello che dai giornali dell’epoca fu definito il “caso Fiat”. http://www.festinalentestore.it/index.php?option=com_virtuemart&view=productdetails&virtuemart_product_id=104&virtuemart_category_id=23&Itemid=9999