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Visualizzazione dei post da 2012

Ecco perché difendere l'articolo 18

Nell'analisi di Luciano Gallino ("La lotta di classe dopo la lotta di classe, Edizioni Laterza), le ragioni per cui occorre difendere l'articolo 18. "Il lavoro flessibile è per diverse ragioni un'espressione della flessibilità del movimento del capitale all'epoca della finanziarizzazione, estesa non solo alle attività economiche tradizionali ma ad ogni immaginabile attività umana. [...] La ricerca di rendimenti elevati estesa a tutto il mondo richiede un capitale altamente mobile, ossia impone che esso si muova con grande flessibilità. Un gestore di fondi o un trader devono essere in grado di spostare milioni di dollari o di euro non appena scorgano sullo schermo del loro computer la possibilità di conseguire un guadagno trasferendo capitali da un impiego all'altro, da un pacchetto azionario o un fondo di investimento a un altro. [...] Questa ricerca di flessibilità del capitale, allo scopo di trovare in giro per piazze finanziarie del mondo gli im

Riconoscere l'infortunio in itinere a chi usa la bici

Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Prof. Mario Monti, Abbiamo molto apprezzato la nota con cui Lei il 14 maggio scorso ha dato sostegno alle istanze della campagna #salvaiciclisti sottolineando i vantaggi economici derivanti dall’uso della bicicletta in ambito urbano e definendo la bicicletta come “ mezzo di trasporto “intelligente”, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale, sia a livello economico, dato che riduce sensibilmente i costi legati alla mobilità urbana, sia, aspetto non meno rilevante, per la salute degli individui.” Infatti, in questo periodo di crisi economica, per ridurre i costi derivanti dalla mobilità, molte persone fanno sempre più ricorso all’uso della bici, anche per andare al lavoro. Purtroppo nel nostro Paese coloro che decidono di utilizzare la bici per recarsi al lavoro, si trovano a confrontarsi con una legislazione che, non solo non incentiva, ma addirittura penalizza chi utilizza questo mezzo

Lettera a Giorgio Napolitano

Egregio Presidente della Repubblica, il Suo ruolo istituzione Le impone di rappresentare l’unità della nazione anche dal punto di vista morale. Ebbene, la tensione morale di una parte consistente di questa nazione Le chiede di annullare la parata militare del 2 giugno per destinare risorse e uomini alle aree terremotate dell’Emilia. Per tutta risposta Lei ha riafferma to la volontà di tenerla seppur in forma sobria. Ritengo che oggi la Sua tensione morale sia molto al di sotto di quella del paese reale che dovrebbe rappresentare. Per questo non mi sento, come italiano e residente in Emilia, di sentirmi rappresentato da Lei. Le chiedo, pertanto, di togliere il disturbo e rassegnare le dimissioni. Non che tra la classe politica attuale ci sia una personalità la cui statura morale possa degnamente sostituirLa. Forse bisognerebbe guardare al di fuori della casta, nella società civile, come per altro prevede la Costituzione, ed individuare un Presidente che rappresenti realm

Anche così si può morire nella ricca Emilia

Livù, n. 49, 2012 Visto che il direttore ha voluto intitolare questa rubrica “Emilia paranoica”, vi racconterò come si può morire in questa ricca regione mentre si attraversa la strada intorno alle 18 di un giorno di febbraio. Una donna era andata a fare la spesa in bicicletta. Stava tornando a casa poco distante dall’incidente. Quell’incrocio e quell’attraversamento pedonale lo aveva fatto tante volte e ogni volta con il cuore stretto dalla paura perché quell’incrocio e quell’attraversamento sono scarsamente illuminati. Il limite di velocità di 50km/h non è rispettato. Le auto sfrecciano e anche i mezzi pensanti. Eppure bisogna andare. Fatta la spesa, con la bici a mano e le sporte appese al manubrio, raggiunge le strisce pedonali. Guarda a destra e a sinistra. Quella è una strada statale. Deve stare attenta. Non vede nessuno. Sta pensando alla cena che tra poco dovrà preparare per la sua famiglia. Sorride all’idea di preparare un piatto che ai suoi piace. Ad un tratto il buio. P

La noia del posto fisso

Livù, n. 48, 2012   “Il posto fisso è noioso”. “I giovani italiani vogliono il posto fisso di fianco a mamma e papà”. Sembrano battute da bar sport, invece sono affermazioni di un governo da… bar. La prima è del premier Monti, la seconda del ministro degli interni Cancellieri. Ma siamo sicuri che i giovani di oggi vogliano il posto fisso? Non credo. Penso abbia ragione Monti nel dire che il posto fisso provoca noia. Aggiungo, a costo di essere impopolare, che il posto fisso a vita nuoce alla salute dell’individuo e del sistema. Dell’individuo perché si fossilizzano le capacità intellettive, il know how resta congelato, ma soprattutto, dopo molti anni si perde l’entusiasmo e la curiosità per un lavoro di cui si conosce ogni risvolto. E questo, e qui vengo al secondo punto, non solo non fa crescere intellettivamente la persona e il suo baglio professionale, ma costituisce un freno allo sviluppo del sistema. La curiosità, l’entusiasmo sono una molla vitale per immettere nel sistema produ