Ora che i riflettori su Priebke finalmente si stanno spegnendo è
utile una riflessione su un passaggio del testamento "morale" del
criminale nazista. Dice l'ufficiale tedesco che l'eccidio delle Fosse
Ardeatine fu la risposta all'attentato della resistenza romana in via
Rasella. Lo dice con una tale convinzione che è evidente che non solo è
stato un assassino che ha "dovuto" obbedire ad un ordine, come ha più
volte affermato. Ma nell'affermazione dell'eccidio come ritorsione c'è,
implicita, la rivendicazione della legittimità dell'invasione tedesca
dell'Italia, il che è ancora più grave. Se il rivendicare l'obbligo di
obbedire ad un ordine poteva apparire una difesa, per quanto
inaccettabile, un accenno di pentimento, affermare, invece, la
legittimità della ritorsione ad una azione, questa sì legittima, dei
patrioti che volevano liberare l'Italia, vuol dire rivendicare la bontà
dei principi nazisti persino in punto di morte. Vuol dire essere ancora
convinto che fosse giusto invadere mezza Europa, distruggere,
assassinare vittime innocenti per la bramosia di potere di un pazzo
criminale come Hitler ed essere ancora convinto che il principio della
grande Germania avesse un senso.
Via Rasella è stata un'azione di
guerra di un popolo che aveva decisio di liberarsi colpendo un esercito
invasore e non vittime innocenti.
Commenti
Posta un commento