Ricordo come fosse ieri la diretta Tv dell'uscita dal carcere di Mandela nel 1990 e la mia emozione per quell'uomo integro che nemmeno 27 anni di carcere duro avevano piegato. Il suo primo discorso fu di riconciliazione. Tutto il contrario di quanto ci si sarebbe potuto aspettare nei confronti dei suoi aguzzini bianchi. E fu lì che la storia del Sudafrica e del mondo cambiò. Un gigante della storia, un Uomo che ogni giorno non ha mai rinunciato ad essere Uomo. Grazie per aver attraversato questa terra. Comunque vada, non sarà stato invano.
A trentacinque anni di distanza credo valga la pena rileggere questo intervento che Pasolini tenne alla festa de l'Unità di Milano nel 1974 e pubblicato all'epoca da Rinascita . È di un'attualità impressionante. Si parla di genocidio dei valori, di crisi economica, di incapacità a distinguere "sviluppo" da "progresso" (quanto di più attuale quando tutti, anche a sinistra, ormai parlano solo di sviluppo e trascurano il progresso, tranne che nel dirsi progressisti a parole), del ritorno sinistro di valori propri della destra nazista. Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, Garzanti 1981, pag. 277. Vorrete scusare qualche mia imprecisione o incertezza terminologica. La materia – si è premesso – non è letteraria, e disgrazia o fortuna vuole che io sia un letterato, e che perciò non possegga soprattutto linguisticamente i termini per trattarla. E ancora una premessa: ciò che dirò non è frutto di un'esperienza politica nel senso specifico, e per così di
Commenti
Posta un commento