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Spese militari. Ci sono ma non si dice

Rocca, n. 3, 1 febbraio 2008, pag. 29

Settanta milioni di euro per il triennio 2008-2010; un miliardo 704 milioni di euro per lo stesso triennio; un miliardo e 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012; altri settanta milioni di euro per il triennio di cui sopra. Per un totale di spesa di quattro miliardi e 44 milioni di euro, ottomila miliardi di vecchie lire destinati all’industria bellica. Il tutto confuso in tre commi apparentemente innocui dell’art. 2 della finanziaria 2008 approvata definitivamente dal Senato la vigilia di Natale (sic!). Un articolo omnicomprensivo: si va dalla difesa e sicurezza del territorio ai diritti sociali e della famiglia, alla tutela della salute. E non c’è alcun riferimento esplicito ai programmi militari che vedremo di seguito, ma solo rimandi a leggi e decreti precedenti in un linguaggio criptico.
Se non fosse stato per il grido indignato di padre Alex Zanotelli lanciato in rete attraverso una mail e al voto contrario di 33 senatori (tra cui i già noti Fernando Rossi e Franco Turigliatto) sull’articolo in questione, nessuno si sarebbe accorto di questo scempio perpetrato ai danni e in nome del popolo italiano.
“Abbiamo votato contro quell’articolo perché abbiamo presentato vari emendamenti per ridurre le spese militari – dice a Rocca il senatore Rossi, ex Pdci e fondatore del Movimento politico dei cittadini – tutti sistematicamente bocciati. Non potevamo, però, non votare la fiducia sulla finanziaria perché rispetto a quella del 2007 questa del 2008, seppur timidamente, si pone il problema della redistribuzione, anche se alla fine con la motivazione del contenimento della spesa non ci sono cambiamenti tangibili per tante famiglie in difficoltà. Sto parlando della maggioranza delle famiglie italiane disperate per la continua crescita dei tassi di interesse sui mutui della casa. Qui si sta scherzando col fuoco”.
Tornando alle spese militari, riporto di seguito il testo integrale dei commi 179, 180 e 181 dell’art. 2 della finanziaria, per i quali chiedo al lettore un supplemento di pazienza affinché possa farsi un’idea compiuta della mistificazione del linguaggio operata dal legislatore.
“Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. Legge finanziaria 2008. Art. 2: 179. Per le finalità di cui all’articolo 5 del decreto-legge 17 giugno 1996, n.321, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1996, n. 421, sono autorizzati contributi quindicennali di 20 milioni di euro per l’anno 2008, di 25milioni di euro per l’anno 2009 e di 25 milioni di euro per l’anno 2010, da erogare alle imprese nazionali ai sensi dell’articolo 5, comma 16-bis, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80.180. Per le finalità di cui all’articolo 4, comma 3, della legge 7 agosto 1997, n.266, è autorizzata la spesa di euro 318 milioni per l’anno 2008, di euro 468milioni per l’anno 2009, di euro 918 milioni per l’anno 2010 e di euro 1.100milioni per ciascuno degli anni 2011 e 2012. 181. Per le finalità di cui all’articolo 1, comma 95, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono autorizzati contributi quindicennali di 20 milioni di euro per l’anno 2008, di 25 milioni di euro per l’anno 2009 e di 25 milioni di euro per l’anno 2010, da erogare alle imprese nazionali ai sensi dell’articolo 5, comma 16-bis, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80”. Come vedete non si parla esplicitamente di spese militari. E immagino che molti di voi, come è successo al sottoscritto, alla terza riga si siano persi nei meandri dei richiami e dei rimandi a leggi, decreti, leggi di conversione. E forse è proprio questo l’intento: rendere il cittadino ignorante su ciò che fa il legislatore, per la gioia, ma soprattutto la fortuna, dei tanti azzeccagarbugli italici. In questo non c’è alcuna differenza tra i diversi governi. Tutti sembrano affascinati dal linguaggio roboante della burocrazia.
Infatti, per chi amasse i numeri, dico solo che la legge 266/2005 (governo Berlusconi), richiamata nel comma 181, è composta da un unico articolo di ben 612 commi, con dentro tutto lo scibile per il governo del paese. Per cui, chi volesse cercare l’informazione che gli serve non potrà certo fare affidamento sui titoli degli articoli di legge, ma dovrà invece fare una ricerca certosina, riga per riga, per venirne a capo. Alla faccia della semplificazione del linguaggio burocratico che era stata tentata dal ministro Bassanini in un altro governo di centro-sinistra. Pratica mai attuata, come si può ben vedere!
Questo per quanto riguarda la forma, che nel caso specifico è anche sostanza della democrazia.Veniamo al merito della questione.
Ricostruendo la catena di Sant’Antonio di rimandi indietro nel tempo a leggi e decreti, si scoprono alcune cose interessanti.
1) I primi settanta milioni di euro complessivi per il triennio 2008-2010, richiamati nel primo comma di quel famigerato articolo della finanziaria, riguardano il finanziamento per la produzione di aerei da caccia militari Eurofighter Typhoon o EFA (European Fighter Aircraft), nome del progetto sviluppato da un consorzio di imprese aeronautiche di quattro paesi: i membri iniziali del consorzio furono Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Spagna. Nel 1985 la Francia ne uscì per sviluppare il progetto ACX (Avion de CombatExpèrimental) che diverrà poi il Dassault Rafale. Il lavoro fu diviso fra i vari Paesi: 33% per la British Aerospace, 33% per la Daimler-Benz tedesca, 21%per Alenia Aeronautica e 13% per la CASA spagnola. Tuttavia al momento della firma dell'ultimo contratto, le quote furono ridistribuite con 37%, 29%, 19.5% e 14% rispettivamente.
Come si vede il progetto viene da lontano, esattamente dal 1985, anno in cui si trova anche la prima traccia di esso nella legislazione italiana. Ma il primo volo di questo caccia è del 27 marzo 1994. Dieci anni dopo, il 20 febbraio 2004, nonostante la dura opposizione di comitati di cittadini, i primi esemplari di Eurofighter sono assegnati in dotazione al 4° stormo della base aerea di Grosseto. L’Italia, complessivamente, conta di adottarne per la propria aeronautica militare ben 121 (alcuni biposto) al costo cadauno che varia da 63 a 110 milioni di euro. L’aereo sembra essere particolarmente adatto alle incursioni e quindi efficace nel raggiungere l’obiettivo. Infatti, gli è attribuita una grande agilità e un'avionica avanzata con capacità di guerra elettronica che lo rendono uno dei più efficienti velivoli correntemente in servizio. Insomma, una macchina di morte perfetta con i suoi 15,96 metri di lunghezza; 10,95 di apertura alare; 5,28 metri di altezza; una superficie alare grande quanto un piccolo appartamento, pari a 51,20 metri quadri; una velocità massima di crociera di 2.100 km/h e un’autonomia di 3.600 km, con possibilità di rifornimento in volo.
Per non parlare dell’armamento: fino a 6.500 kg di carichi esterni (missili aria aria a guida radar e a raggi infrarossi, serbatoi, ecc.). Un cannone Mauser calibro 27 mm. E le commesse fioccano da parte di molti paesi desiderosi di mostrare i muscoli.
2) La fetta più grossa dei finanziamenti, però, l’industria aeronautica la ingurgita con il comma 180, portandosi via tre miliardi e 904 milioni di euro complessivi da qui al 2012.
3) Siccome siamo un paese di santi, poeti e navigatori, non poteva certo restare a secco proprio la marina militare e la relativa industria che porta a casa una miseria, rispetto ai cugini dell’industria aeronautica: 70 milioni di euro complessivi, per il triennio 2008-2010, “da erogare alle imprese nazionali”, come recita la legge a scanso di equivoci. In questo caso si tratta di proseguire il “programma di sviluppo e di acquisizione delle unità navali della classe FREMM (fregata europea multimissione) e delle relative dotazioni operative, nonché per l’avvio di programmi dichiarati di massima urgenza”. Così recita il comma 95 di quella legge del 2005 fatta da un unico articolo di 612 commi.
Per la FREMM la joint venture è tra Italia e Francia. La cordata italiana di imprese, dal nome suggestivo “Orizzonte Sistemi Navali”, è costituita da Fincantieri e Finmeccanica, mentre per i partner francesi il consorzio “Armaris” è formato da Thales e DCN. Le fregate, navi relativamente piccole e molto versatili, saranno realizzate in due versioni: ASW (Anti Submarine Warfare), per il ruolo antisommergibile, e General Purpose/Land Attack per l'attacco al suolo in profondità e il bombardamento controcosta in appoggio alle forze da sbarco. Entrambe le versioni dispongono di un sistema di autodifesa antiaerea AAW (Anti AirWarfare) basato sul missile Aster 15 e di un sistema di difesa ASuW (AntiSurface Warfare) basato sul missile Teseo/OTOMAT per le navi Italiane e sul missile Exocet per quelle francesi.
La nostra Marina militare riceverà le prime dieci unità navali tra il 2008 e il 2010 che, ad onor del vero, andranno a sostituire le 12 vecchie fregate inservizio della classe Lupo e Maestrale ormai malandate.
Le FREMM sono considerate il più importante programma militare in ambito navale mai costituito tra partners Europei e prevede un impegno finanziario complessivo di 11 miliardi di euro, dei quali 6,5 a carico della Francia e 4,5 a carico dell'Italia. Quindi aspettiamoci di trovare il finanziamento del programma anche nelle finanziarie degli anni a venire. Alla faccia dei cosiddetti incapienti. Termine burocratico orrido usato dal centro-sinistra che si vergogna di chiamare con il loro nome coloro che sono sulla soglia della povertà. Ormai la maggioranza delle famiglie con lavoro dipendente.“Purtroppo è così, perché manca la volontà politica di invertire la tendenza e di non cedere alle pressioni delle lobbies militari e industriali che sono molto forti.
Il caso della mancata presidenza della Commissione difesa del Senato a Lidia Menapace è emblematico”, conferma il sen. Rossi.
A questo punto, come direbbe qualcuno, sorgono spontanee alcune domande: perché come cittadini scegliamo tra candidati premier e programmi di governo apparentemente diversi tra loro se poi ciascun governo ha le mani legate da impegni assunti dal governo o dai governi precedenti? Dove sta la discontinuità delle scelte e dei valori di riferimento? E non è un alibi dire: non potevamo fare diversamente, gli impegni internazionali vanno rispettati? Dove sta l’autonomia di ciascun governo? Cosa e chi realmente i cittadini eleggono se già tutto è deciso, tanto più su temi così importanti come la pace e la guerra che riguardano noi e le future generazioni?
“Non c’è discontinuità - risponde Rossi – rispetto ai governi precedenti perché questa non è una coalizione che sta insieme sul programma, ma sull’antiberlusconismo”. Intanto, con l’alibi di impedire il ritorno di Berlusconi si fa passare di tutto, tant’è che finora non si è notata una vera discontinuità.
Concludiamo con l’appello accorato di padre Zanotelli. “Tutto questo è di una gravità estrema! Il nostro paese entra così nella grande corsa al riarmo che ci porterà dritti all’attacco all’Iran e alla guerra atomica. Trovo gravissimo il silenzio della stampa su tutto questo: una stampa sempre più appiattita. Ma ancora più grave è il nostro silenzio: il mondo della pace che dorme sonni tranquilli. E’ questo silenzio assordante che mi fa male. Dobbiamo reagire, protestare, urlare! Il nostro silenzio, il silenzio del movimento per la pace significa la morte di milioni di persone e dello stesso pianeta. La nostra è follia collettiva, pazzia eretta a sistema. Come cittadini attivi non violenti dobbiamo formare la nuova rete per dire NO a questo sistema di morte e un SI perché vinca la vita”.
Giuseppe Fornaro

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