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Israele-Palestina: un solo Stato per due popoli


Nel 2023 ha ancora senso pensare in termini di stati su base etnico-religiosa? Ha senso incaponirsi su uno stato per gli ebrei e uno per i palestinesi? Non ci si rende conto che sono proprio gli stati e i confini che creano le guerre? Non avrebbe più senso che ebrei e palestinesi vivessero insieme in pace come fratelli sulla stessa terra dei padri in un unico stato? Sono un sognatore? Forse! Ma sono in compagnia di chi diceva I have a dream. E la sinistra 
invece di fare manifestazioni pro stato palestinese dovrebbe avere un orizzonte più ampio perché a questo servono le utopie: ad avere uno sguardo lungo che permetta di costruire un cammino. Senza cadere nella trappola  degli opposti estremismi che si sostengono a vicenda. Hamas ha bisogno di Netanyahu e Netanyahu ha bisogno di Hamas. In mezzo, come ostaggi, i due popoli. Occorre sottrarsi a questo schema, che non vuol dire essere neutrali, ma sottrarsi alle tifoserie degli opposti estremismi.

Rivendicare uno stato per gli ebrei e uno per i palestinesi su base etnico-religiosa è come rivendicare uno stato solo per gli italiani di fede cattolica, come vorrebbe Meloni. Eppure una parte della sinistra manifesta con la bandiera palestinese identificando tutto il male nello stato di Israele, rivelando un antico antisemitismo da cui neppure una parte della sinistra è immune. E' questo doppiopesismo della sinistra che è intollerabile. Il nazionalismo che si contesta, giustamente, alla destra di casa nostra va bene per altri nazionalismi. Per cui si vogliono due stati per due popoli su base etnico-religiosa. In questo sta la demagogia e la manipolazione delle coscienze.

Ma ciò che non si vuol vedere è che è proprio il nazionalismo, è proprio stabilire dei confini l'origine delle guerre. Rifiuto il nazionalismo di Meloni come quello di chiunque altro. Occorre rompere gli schemi e pensare in modo diverso. 

E' ovvio che alla base del conflitto c'è la  politica espansionistica neo-coloniale e segregazionista di Netanyahu che ha esasperato i palestinesi costringendoli in una sorta di vera e propria apartheid. Israele avrebbe bisogno di una nuova classe politica, avrebbe bisogna di un Mandela che sappia parlare a tutti e riappacificare le parti e immaginare, con uno sforzo di fantasia politica, un unico stato per due popoli, come in origine era quella terra. Sono contrario alla creazione dello stato palestinese come lo sono per Israele. Palestinesi ed ebrei dovrebbero vivere in un unico stato con pari diritti e pari doveri e partecipare alla vita politica, economica e sociale del paese in modo paritario. Fino ad immaginare una competizione politica non sulla base dell'appartenenza religiosa o etnica, ma sul confronto delle idee, per costruire uno stato laico per tutti e non una teocrazia che si ispiri ad Allah piuttosto che a Yahweh. E' un sogno? Sì. Ma il futuro l'hanno sempre costruito i sognatori.

La reazione rabbiosa di Israele credo tragga origine oltre che nei bassi calcoli politici del premier, che sulla rappresaglia gode di un certo consenso, nel fatto che nel 2023, dopo ottanta anni dalla shoah, il rapimento di ebrei di Israele è stata una deportazione a tutti gli effetti. Rapiti in quanto ebrei. E questo è un fatto incontestabile. Per molti di loro è stato come rivivere un incubo. Essere deportati ha segnato nel profondo il popolo ebraico. E questa memoria si tramanda nella carne delle generazioni. Se non si tiene conto di questo significato emotivo profondo dei rapimenti brutali perpetrati da Hamas non si può comprendere a fondo la reazione di Israele. Generazioni di ebrei hanno promesso a se stesse che mai più avrebbero subito passivamente un'altra Shoah. E' su questa base che è stato costruito lo stato di Israele e che Israele si sia armato fino ai denti finendo così per diventare prigioniero di se stesso. Fino ad avere una reazione rabbiosa di pancia.

Ma può uno stato di diritto reagire in modo istintivo abbandonandosi alla vendetta? Va detto anche che la rappresaglia cieca di Israele è la misura del fatto che i vertici militari e di intelligence non avevano la più pallida idea di dove colpire in modo chirurgico per decapitare Hamas. O forse la distruzione di Gaza in realtà serve a continuare la politica di espansione territoriale di Israele e Hamas è solo un alibi per annettersi un altro pezzo di territorio. Infatti, cosa vuol dire che una volta finita la guerra Israele avrà "la responsabilità generale della sicurezza" della striscia di Gaza, come ha detto Netanyahu? Se le parole hanno un senso vuol dire che ci sarà un'occupazione permanente, fino all'annessione di quel territorio. Ed altro odio si sta già seminando per un futuro di altre guerre.


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Ma secondo voi nel 2023 ha ancora senso pensare in termini di stati su base etnico-religiosa? Ha senso incaponirsi su uno stato per gli ebrei e uno per i palestinesi? Non ci si rende conto che sono proprio gli stati e i confini che creano le guerre? Non avrebbe più senso che ebrei e palestinesi vivessero insieme in pace come fratelli sulla stessa terra dei padri in un unico stato? Sono un sognatore? Forse! Ma sono in compagnia di chi diceva I have a dream. E la sinistra invece di fare manifestazioni pro stato palestinese dovrebbe avere un orizzonte più ampio perché a questo servono le utopie: ad avere uno sguardo lungo che permetta di costruire un cammino.Tutte le reazion

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