Su Bersani e il suo essere una persona per bene ho una testimonianza personale. Vent'anni fa ero un giovane praticante della scuola di giornalismo di Bologna. Andavamo ad esercitarci in Regione a seguire i lavori della giunta di cui lui era Presidente. Ebbene, lui parlava anche con noi, che non eravamo nessuno nel campo dell'informazione e non potevamo essergli utili in alcun modo, ma la sua umanità è tale da guardare le persone che ha di fronte. Il suo successore, un socialista di cui non ricordo il nome e che diventò segretario nazionale di quel partito, invece, nemmeno ci guardava in faccia. Auguri Bersani!
A trentacinque anni di distanza credo valga la pena rileggere questo intervento che Pasolini tenne alla festa de l'Unità di Milano nel 1974 e pubblicato all'epoca da Rinascita . È di un'attualità impressionante. Si parla di genocidio dei valori, di crisi economica, di incapacità a distinguere "sviluppo" da "progresso" (quanto di più attuale quando tutti, anche a sinistra, ormai parlano solo di sviluppo e trascurano il progresso, tranne che nel dirsi progressisti a parole), del ritorno sinistro di valori propri della destra nazista. Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, Garzanti 1981, pag. 277. Vorrete scusare qualche mia imprecisione o incertezza terminologica. La materia – si è premesso – non è letteraria, e disgrazia o fortuna vuole che io sia un letterato, e che perciò non possegga soprattutto linguisticamente i termini per trattarla. E ancora una premessa: ciò che dirò non è frutto di un'esperienza politica nel senso specifico, e per così di
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