Da tempo si parla di reddito di cittadinanza e spero che oltre le chiacchiere renziane ci si arrivi sul serio. Ma, c'è un ma. Personalmente non sono per un reddito elargito a gratis, come si dice da queste parti. Chi lo riceve dovrà dare in cambio un corrispondente ed equo numero di ore al servizio del bene collettivo, e tutti sappiamo quanto bisogno c'è nelle città di lavori di piccola manutenzione spesso trascurati per mancanza di fondi: manutenzione del verde pubblico, piccole manutenzioni stradali, guardiania a musei ed aree archeologiche spesso tenute chiuse proprio per mancanza di personale, pulizia di corsi d'acqua, ecc., servizi a cui le amministrazioni locali non riescono a far fronte. Dunque, reddito di cittadinanza sì, ma affinché ci si senta cittadini responsabili del bene comune e non assistiti.
A trentacinque anni di distanza credo valga la pena rileggere questo intervento che Pasolini tenne alla festa de l'Unità di Milano nel 1974 e pubblicato all'epoca da Rinascita . È di un'attualità impressionante. Si parla di genocidio dei valori, di crisi economica, di incapacità a distinguere "sviluppo" da "progresso" (quanto di più attuale quando tutti, anche a sinistra, ormai parlano solo di sviluppo e trascurano il progresso, tranne che nel dirsi progressisti a parole), del ritorno sinistro di valori propri della destra nazista. Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, Garzanti 1981, pag. 277. Vorrete scusare qualche mia imprecisione o incertezza terminologica. La materia – si è premesso – non è letteraria, e disgrazia o fortuna vuole che io sia un letterato, e che perciò non possegga soprattutto linguisticamente i termini per trattarla. E ancora una premessa: ciò che dirò non è frutto di un'esperienza politica nel senso specifico, e per così di
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