Livù, n. 49, 2012
Visto che il direttore ha voluto intitolare questa rubrica “Emilia paranoica”, vi racconterò come si può morire in questa ricca regione mentre si attraversa la strada intorno alle 18 di un giorno di febbraio.
Una donna era andata a fare la spesa in bicicletta. Stava tornando a casa poco distante dall’incidente. Quell’incrocio e quell’attraversamento pedonale lo aveva fatto tante volte e ogni volta con il cuore stretto dalla paura perché quell’incrocio e quell’attraversamento sono scarsamente illuminati. Il limite di velocità di 50km/h non è rispettato. Le auto sfrecciano e anche i mezzi pensanti. Eppure bisogna andare. Fatta la spesa, con la bici a mano e le sporte appese al manubrio, raggiunge le strisce pedonali. Guarda a destra e a sinistra. Quella è una strada statale. Deve stare attenta. Non vede nessuno. Sta pensando alla cena che tra poco dovrà preparare per la sua famiglia. Sorride all’idea di preparare un piatto che ai suoi piace. Ad un tratto il buio. Più buio dell’incrocio senza luci. Più buio del buio che avrebbe mai potuto immaginare. Non sente più nemmeno i suoni. Un gran dolore. Il tutto dura solo una frazione di secondo. Tanto basta a spegnere una vita, scaraventata da un furgone Ducato che non ha lasciato alcun segno di frenata sull’asfalto e l’ha scaraventata lontano con la sua bici e la spesa. Ora, come di prassi, il conducente del furgone è indagato per omicidio colposo. Un atto dovuto. Ma ci sono altre responsabilità. Ci sono sempre negli incidenti stradali, e non sono solo quelle degli attori direttamente coinvolti nel fatto.
Come Associazione Amici della bicicletta-Fiab Onlus di Ferrara abbiamo chiesto alla procura della Repubblica di Ferrara, attraverso la stampa, di considerare tutti gli elementi che costituiscono la sicurezza stradale e ad accertarne carenze e responsabilità di chi costruisce strade senza alcun criterio di rispetto della sicurezza degli utenti, in particolare quelli più deboli, per negligenza, incompetenza, omissioni, abusi, ecc.
Abbiamo fatto un sopralluogo la sera dopo il fatto circa alla stessa ora in cui è avvenuto. E bene, le condizioni della strada che abbiano rilevato sono indegne. L’attraversamento pedonale su cui si trovava la signora finisce in un fossato sul lato destro direzione Bologna, il lato che doveva raggiungere la vittima;non vi è marciapiedi e quindi spazio per mettersi in sicurezza, ma si è costretti a rimanere sul ciglio della strada trafficata e percorsa anche da mezzi pesanti. Inoltre, non vi è un’adeguata illuminazione pubblica su tutto l’incrocio, né tanto meno un’illuminazione dedicata all’attraversamento con segnaletica verticale illuminata, né vi sono indicatori luminosi lampeggianti che preavvisino della presenza dell’attraversamento, né vi è alcun tipo di dissuasione alla velocità, né fisica (restringimento di carreggiata, isola salvagente, ecc) né psicologica con autovelox.
Ecco, così si può morire nella ricca Emilia al ritorno dalla spesa.
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