Si è già detto tutto sulle dimissioni di Berlusconi e sulle polemiche sterili sull’opportunità delle manifestazioni di piazza che ad alcuni sono apparse eccessive. Dopo le porcate del nano siamo diventati, improvvisamente, un paese di perbenisti snob. Ma tant’è! Siamo la patria di Pulcinella, del resto, sempre pronto alle piroette e ai volta gabbana. Arriva Monti con il suo profilo austero e serio e subito cambiamo atteggiamento, diventiamo tutti compassati e moderati. Si dice che solo i cretini non cambiano mai idea, ma gli italiani la cambiano un po’ troppo spesso sulle cose che riguardano il governo della cosa pubblica. Ora, Monti dovrebbe risollevare le sorti dell’Italia dal punto di vista economico e del profilo internazionale e si preannuncia un programma di governo fatto di tagli alla spesa pubblica (ancora? Vedremo cosa si intende), di “riforme strutturali per togliere i privilegi di quasi tutte le categorie sociali” (anche qui non si capisce di quali privilegi si parli e di quali categorie, a meno che anche lo statuto dei lavoratori sia considerato un privilegio), ma anche di interventi sui grandi patrimoni, di reintroduzione dell’Ici e di una stretta sull’evasione fiscale. Tutti provvedimenti che da come sono stati annunciati andrebbero a colpire indistintamente la base elettorale del centrodestra e del centrosinistra. Insomma, un programma che solo un governo tecnico può realizzare. Non a caso nessuna forza politica fa i salti di gioia per andare al voto anticipato. Il partito di Bersani non ci tiene perché sa che con quello che ci chiede l’Europa dovrebbe fare scelte impopolari che sconterebbero anche il suo elettorato. Berlusconi, con calcolo politico, ha invocato le elezioni proprio perché i sondaggi danno la vittoria agli avversari che non sarebbero certo aiutati dalla congiuntura economica nella costruzione del consenso e ciò preparerebbe il terreno per una sua rivincita in grande stile. Ecco sostanzialmente spiegato, dal mio punto di vista, il consenso unanime di quasi tutte le forze politiche intorno al governo tecnico. Chi è quel pazzo suicida che in un momento come questo si assume la responsabilità di mettersi alla guida di un paese allo sbando? Monti è, dunque, l’uomo della provvidenza per la salvezza del ceto politico. Ci avete fatto caso che prima che cadesse Berlusconi tutti si sgolavano a dire che una delle priorità era la riforma delle legge elettorale e che ora con la scusa dell’economia da risanare sembra scomparsa dal dibattito politico?
Ma qui si apre un’altra questione che risponde alla domanda: cosa ce ne facciamo di una classe politica incapace di assumersi le responsabilità di governo in prima persona? Di una classe politica che nell’ora più difficile per le sorti del paese abdica al proprio ruolo di classe dirigente per affidarsi all’uomo della provvidenza rinunciando ad indicare una propria idea di governo e di sviluppo? E’ questa la democrazia che ci siamo scelti?
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