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Oslo non è lontana da Roma

Livù magazine, n. 42/2011. Pubblicato con il titolo "Templari. Perché la strage di Oslo non potrebbe essere lontana"

La strage di Oslo dimostra in modo eclatante quante tossine la politica può immettere nel flusso vitale della società e di quali effetti possano provocare. Di conseguenza di quanto grande sia la sua responsabilità. Anders Behring Breivik, l'assassino norvegese, non è un marginale, uno sbandato, un fanatico musulmano, è uno che usa i moderni strumenti di comunicazione, che si documenta, perfettamente integrato, uno come tanti, bombardato dalla retorica politica sulla difesa dei valori occidentali dominanti, minacciati sia dall'arrivo di persone portatrici di altre culture, sia da tutti coloro che sono portatori di un'altra visione della vita e del mondo, da qui l'attacco al raduno dei giovani di sinistra. È figlio non solo dell'odio dell'11 settembre 2001, ma di tutta la politica xenofoba che attraversa l'Europa, dal Front National fondato da Jean Marie Le Pen, passando per la Lega nostrana e i movimenti di estrema destra dell'Europa del nord. Un Breivik potrebbe essere anche qui, tra noi, con i nostri stessi lineamenti, il nostro stesso colore della pelle e la nostra stessa nazionalità. Non ci sarebbe nulla di cui stupirsi in un paese come il nostro capace di leggi vergognose che prevedono, questa sì una barbarie, i respingimenti in mare e i lager chiamati centri di identificazione. Eppure gli immigrati continuano ad arrivare e in proporzione cresce l'intolleranza alimentata da una mala politica. A quel punto scatta la molla della violenza che chiede proprio alla politica, come nel caso di Oslo, coerenza e fermezza "nella difesa dei nostri valori". Dunque, un integralismo non d'importazione, ma generato dalla nostra stessa cultura, quella che ci permea, quella che ha consentito il 26 luglio scorso alla Camera di bocciare il disegno di legge che prevede l'inserimento nell'art. 61 del codice penale dell'aggravante dell'omofobia e transfobia nei delitti non colposi contro la persona. Non si stava chiedendo di riconoscere i matrimoni gay, ma di punire con più severità chi usa violenza contro una persona ispirato da motivi di discriminazione sessuale: "Te meno perché sei frocio!". Cos'è questo se non un incitamento all'odio nei confronti di chi esprime un diverso orientamento sessuale, nei confronti di chi è considerato una minaccia alla base della nostra cultura cattolica che vede nella famiglia fondata sul matrimonio il nucleo fondamentale della società? E non si definiva, forse, un templare Breivik, un difensore della cristianità occidentale? Ben 293 templari hanno gettato la maschera in Parlamento con quel voto vergognoso! Tanti sono stati i deputati che hanno affondato quel provvedimento. Ecco dove sta l'origine di tanto male: in una politica non più capace di concepire il bene, il rispetto, l'accoglienza, la difesa della dignità umana. Poi non ci meravigliamo se scopriamo che il peggior nemico si nasconde proprio dietro la porta del nostro tranquillo pianerottolo e magari va a messa tutte le domeniche dopo averci salutato cordialmente incrociandoci per le scale.

Giuseppe Fornaro

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