E due! Secondo condanna in appello per i quattro poliziotti (Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri) che causarono la morte di Federico Aldrovandi. Il ricorso in Cassazione, se anche dovessero spuntarla, non potrà cancellare l'accertamento probatorio dei fatti sancito da due gradi di giudizio di merito, essendo la Cassazione competente su questioni procedurali. E i fatti sono quelli ormai noti: un ragazzo di 18 anni picchiato a morte da quattro adulti in divisa. Restano, però, ancora dei lati oscuri in tutta la vicenda.
Uno di questi lati oscuri, su cui non è stata fatta luce, ma che non è secondario, è: chi e perché ha fatto sparire dalla scena dei fatti i due manganelli rotti che comparvero solo nel tardo pomeriggio di quel 25 settembre 2005 nel bagagliaio di una delle volanti intervenute in via Ippodromo, episodio oggetto di interrogazione parlamentare? Chi materialmente li rimosse? Chi diede l'ordine? Quei manganelli avrebbero potuto dirci qualcosa? Avrebbero potuto indicare un preciso modus operandi degli attori? Furono refertati? Furono rilevate le impronte digitali, eventuali tracce ematiche, o di pelle, o capelli? Se no, perché? Possibile fosse considerato secondario o ininfluente ai fini dell'accertamento della verità? Possibile che si sia considerato normale che ben due, dicasi due, manganelli si rompano nello stesso punto e nello stesso giorno, per quanto vetusti potessero essere? Furono sequestrati una volta ricomparsi? Se sì, sono ancora agli atti come reperti o furono smaltiti come oggetti di consumo usurati? E se sono stati gettati, chi e perché lo ha fatto? Se una pistola spara e al secondo colpo si inceppa, che si fa, si getta o si sequestra?
Il secondo punto oscuro, anche questo messo in evidenza nelle motivazioni della sentenza di primo grado, è relativo alla collocazione della prima volante sulla scena dei fatti. Le testimonianze Solmi e Chiarelli collocano alpha 2 in via Ippodromo fin dalle 5.30, molto prima della richiesta di intervento arrivata in questura. Dunque, se non era partita alle 5.45, come sostenuto dai vertici della questura, cosa ci faceva in via Ippodromo alle 5.30? E perché non risulta nei rapporti di servizio? Condannando i quattro agenti in primo grado e confermando la sentenza in secondo, due corti diverse hanno stabilito che su questo, come su tutti gli altri punti, gli imputati non sono credibili, che ci sono ragionevoli dubbi sulla veridicità delle loro dichiarazioni e che i fatti riportati dagli imputati non sono supportati dalle evidenze probatorie emerse nel dibattimento.
Come cittadino vorrei che su questi punti si facesse luce e che si dessero delle risposte chiare, visto che la giustizia si esercita in nome del popolo italiano. Non ci possiamo accontentare, per quanto importante, di una condanna per omicidio colposo in eccesso colposo di reazione in presenza di tali e tanti lati oscuri.
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