Ferrara è una città omertosa. Cercherò di motivare questa affermazione ricostruendo alcuni fatti. Il 17 ottobre scorso, un mese fa, a Palazzo Bonaccossi si svolge la presentazione di un libro sul caso Aldrovandi. L'ex sindaco Gaetano Sateriale dichiara pubblicamente che nel periodo in cui chiedeva che si facesse luce sulla morte di Federico si sentiva spiato, tanto da preferire parlare del caso con il suo vice fuori dall'ufficio o addirittura in macchina. I giornali il giorno dopo titolano: "Sateriale si sentiva spiato". Dall'interessato non giungono né smentite né precisazioni.
I fatti denunciati sono di una gravità inaudita. È inconcepibile che una pubblica autorità nell'esercizio delle proprie funzioni venga spiata solo perché, com'è connaturato al ruolo di primo cittadino, chiede sia fatta luce sulla morte di un ragazzo di 18 anni ad opera di quattro agenti di polizia in servizio che lo avevano fermato. Eppure è come se Sateriale avesse raccontato una barzelletta da bar sport.
Qualche giorno dopo il sottoscritto scrive una lettera ai giornali in cui pone alcuni interrogativi. Della serie: "cosa faceva sentire Sateriale così insicuro persino nel suo ufficio e sulla sua linea telefonica? Perché preferiva parlare fuori con Tagliati (e non Tagliani come da me scritto in quella lettera e di cui mi scuso con l'interessato) o addirittura dovevano incontrarsi in macchina per parlare liberamente? Perché egli aveva questa sensazione? E chi lo spiava? Da dove gli derivava questa certezza tanto da indurlo ad adottare precisi comportamenti precauzionali? Aveva o ha avuto in seguito elementi di riscontro tali da suffragare questo suo timore? La finalità di tale "spionaggio" era quella di prevenire eventuali mosse istituzionali che andavano in direzione opposta ai tentativi di insabbiamento sulle circostanze della morte di Federico? Se sì, chi ha organizzato e ordinato queste attività di controllo sul primo cittadino? E da dove proveniva tale potere di controllo?".
Ebbene, in città su quelle dichiarazioni e su questi interrogativi è calato il silenzio. Delle due l'una: o la parola di un ex sindaco non vale più nulla e quelle di Sateriale sono considerate farneticazioni non degna di considerazione, oppure questa è una città abituata a voltarsi dall'altra parte di fronte a questioni scomode che scuotono la propria coscienza e richiedono un'azione ferma e decisa e dunque è una città omertosa. Come ho detto in premessa propendo per questa seconda ipotesi confortato, purtroppo, dalla storia. Ultimo il caso Aldrovandi dove ci sono testimoni che dicono di non aver visto e altri che se vedono non parlano o sono reticenti, tranne il caso esemplare di una cittadina extracomunitaria che vede e racconta i fatti.
In ogni caso sarebbe opportuno che si facesse chiarezza. Qui mi rivolgo anche a Sateriale perché dica se dispone, come io credo, di elementi concreti a supporto delle sue dichiarazioni e se tali elementi sono stati riferiti alla magistratura.
Ma la cosa sconcertante è che persino i compagni di partito di Sateriale tacciono sulle sue rivelazioni, dentro e fuori il consiglio comunale. Tacciono le istituzioni. Tacciono pure tutte le altre forze politiche. Nessuno presenta interrogazioni consiliari. Tace addirittura la cosiddetta società civile organizzata.
In altri tempi di fronte ad una minaccia alle istituzioni democratiche, perché di questo si tratta, come quella denunciata da Sateriale i massimi esponenti dei partiti sarebbero saltati sulla sedia e avrebbero detto: "Fermi tutti! Cosa sta dicendo l'ex sindaco? Cos'è questa storia?". Invece nulla. Pajetta abituato a saltare in piedi sui banchi della Camera appena sentiva puzza di minaccia alla democrazia, si rivolterà nella tomba. Questa, purtroppo, è la cifra dei tempi che viviamo e di questa città.
Giuseppe Fornaro
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