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"Non ci sono vie per la pace, la pace è la via"

Per la prima volta questo blog ospita una riflessione di un autore che non sia del curatore di questo diario personale. 

di Daniele Borgatti

L'articolo del manifesto (La civiltà del ginocchio sul collo, martedì 2 giugno, ndr) pur esprimendo un punto di vista in gran parte condivisibile, mi sembra che lasci un po' troppo spazio alla comprensione della violenza, come se non fosse ormai chiaro che sia proprio ciò che autorizza i regimi conclamati o meno, a zittire queste sacrosante proteste. I saccheggiatori e i distruttori che attaccano i simboli del capitalismo, che di fatto danneggiano ciò che interessa di più ai ricchi potenti (altro che i diritti umani), appagano spesso un desiderio di rivalsa ma, dopo Gandhi e Martin Luther King, ha ancora senso  seguire una scorciatoia che non porta da nessuna parte e che anzi danneggia la protesta pacifica della maggioranza di chi scende in piazza? Anziché seguire la strada maestra della non violenza, lotta che richiede più forza spirituale, pazienza e intelligenza, scivolano nella trappola tesa dai potenti per giustificare la repressione. 
È comprensibile che con la disperazione, la miseria che viaggiano spesso a braccetto con una educazione spirituale e culturale limitata, non tutti riescano ad esercitare la non  violenza, ma oggi non abbiamo alternativa. La maggioranza delle rivoluzioni e guerre del mondo sono state una reazione alle ingiustizie, ma  la morte di milioni di esseri umani, era l'unica strada per raggiungere quell'agognata libertà che ha alimentato la speranza di questi uomini che hanno preferito morire piuttosto che vivere da schiavi? Da cosa si sono liberati? Da un padrone per servirne un altro o un ideologia che fosse. Ecco perché la mancanza totale di saggezza di questa amministrazione Trump che vuole un  espansione del conflitto e l'opposizione rosa pallido dei democratici non bastano per cambiare le cose,  ci vuole invece una rivolta popolare non violenta che blocchi gli interessi di questi "padroni del mondo" e metta loro in condizione di vergognarsi per le repressioni che attiveranno comunque per difendere l'unica cosa che gli interessa davvero: il capitale e i loro soldi. Ma questo risveglierà altre coscienze e l'incendio del desiderio di giustizia dei miliardi di uomini si rivolterà con la forza della verità ripetuta ossessivamente "Satyagraha" sulle miserie di questi poveri ricchi.
Credo in una rivoluzione umana individuale, non violenta, spirituale, gentile, che parta dalla compassione verso i più deboli e che si estenda anche all'avversario attraverso un forte richiamo alle responsabilità verso il prossimo, senza sconti alla visione miope che hanno della vita che rende infelici milioni di esseri umani ma che distrugge anche la loro stessa vita e quella dei loro figli che dicono di amare (vedi i danni all'ambiente). Spero che il numero di persone che si sforzano di rivoluzionare la loro vita, si allarghi a macchia d'olio e cresca al punto da non offrire il fianco per repressioni violente. Come fare? Personalmente credo che la cultura per comprendere correttamente lo spirito e il pensiero   dei grandi artisti,  filosofi, scienziati e maestri illuminati delle molteplici confessioni siano la via e a tal proposito vorrei citare il Mahatma Gandhi  che disse: "non ci sono vie per la pace, la pace è la via", e il Buddha Shakyamuni molti secoli prima  disse: "non ci sono vie per la felicità, la felicità è la via". Pace e felicità dovrebbero diventare esse stesse cause spirituali per ottenere l'effetto manifesto coerente e della stessa natura della pace e della felicità; una coerenza tra il mezzo e il fine è fondamentale, non si può far la guerra per ottenere la pace. 
Tutte le vittorie ottenute con la violenza e con il sangue, anche se per una causa giusta, poiché non sono passate dallo sviluppo profondo delle coscienze dei più, sono destinate nel tempo a cadere nel dimenticatoio un po' per l'assoluta mancanza di valore dei principi per i quali si è combattuto per chi è stato vinto, un po' perché non si è  capaci di trasmettere alle nuove generazioni il valore di ciò che si è ottenuto probabilmente anche  perché  indeboliti dall'utilizzo di mezzi simili a quelli usati da chi abbiamo combattuto. Se non fosse stato per chi è morto per la libertà, per i partigiani che ha combattuto contro il nazifascismo, oggi non potrei nemmeno  esprimere le mie idee, ma proprio per gratitudine nei loro confronti e per proseguire a combattere con forme sempre più adeguate il male, non posso non cercare e credere in  vie alternative che oggi a differenza di 75 anni fa ormai conosciamo tutti. Non violenza si ma ipocrisia no, buon 2 giugno dove il fascismo camuffato ha ancora troppi rigurgiti.

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