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La grande ipocrisia


Gheddafi è morto, viva Gheddafi!
Sì, proprio così, viva Gheddafi, perché la morte del dittatore libico ha mostrato ancora una volta l’ipocrisia del mondo occidentale e in particolare della nostra stampa e dei nostri politici benpensanti. Tutti a gridare all’orrore per quel corpo vilipeso, tutti a dire “il rispetto deve essere dovuto a qualsiasi essere umano, ma non possiamo fare a meno di mostrarvi queste immagini”, (Bianca Berlinguer al Tg3 delle 19, primissima serata). Puah! Nemmeno il pudore di arrossire per questa palese, evidente, spudorata ipocrisia. Se è così importante il rispetto della persona umana perché mi mostri quelle immagini? Perché intere pagine di giornali erano piene di gigantografie di quell’atrocità? Il perché lo ha spiegato bene con assoluta onestà intellettuale Enrico Mentana intervistato da Fabio Fazio a “che tempo che fa” sabato 22 ottobre: “Perché il nostro lavoro ha bisogno delle cattive notizie per vendere i giornali e fare audience”. Il resto sono non notizie nel circo mediatico.
Ma c’è un’altra ragione più profonda, a mio modesto parere, e va ricercata nella genesi stessa della nostra civiltà occidentale. Il 1789 della rivoluzione francese, quella dei lumi, quella dell’affrancamento dall’oppressione della nobiltà e del connubio tra stato e chiesa, quella da cui poi sorgerà lo stato moderno e le democrazie occidentali, è caratterizzata dal sibilo della ghigliottina in piazza, ssssssth, dal rumore della testa che rotola nella cesta, dallo sciabordio violento del sangue che inonda il patibolo. Su questo è nata la civiltà occidentale che da qui in poi ha sempre avuto bisogno del sangue e del vilipendio del cadavere dei dittatori. Cosa ne fu di Mussolini e della Petacchi? Arrestati, fucilati (e già bastava questo) e poi appesi in piazza a testa in giù come si fa con le bestie al macello prima di essere squartate. Certo, la simbologia voleva restituire a Mussolini il suo essere stato un dittatore bestiale. E Saddam Hussein? Impiccato a seguito di una guerra scatenata dal nostro mondo occidentale sul falso presupposto che l’Iraq detenesse armi di distruzione di massa. Anche lì sono circolate le immagini del patibolo. Cosa ne è stato del popolo iracheno, donne, uomini e bambini, corpi vilipesi dalla violenza stessa della possenza delle armi alleate, i cui corpi ci hanno impedito di vedere non per pietà, ma per non suscitare in noi l’opposizione alla guerra, possiamo solo immaginarlo. Ed ora tanto buonismo, tanto perbenismo, tanta riprovazione giusto l’attimo prima di mostraci quelle immagini? Ma per favore! Risparmiateci almeno la vostra pelosa ipocrisia, quella tipica dei mandanti degli omicidi come nei funerali delle vittime di mafia dove le prime corone di fiori che arrivano di solito sono proprio quelle dei mandanti.
Giuseppe Fornaro

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