Passa ai contenuti principali

Zona rossa e democrazia


Gli scontri di piazza di qualche giorno fa a Roma in occasione del voto di fiducia alla Camera sono inqualificabili e nulla hanno a che fare con la protesta dei precari, degli studenti, degli insegnanti, dei cassaintegrati, dei licenziati, dei pensionati nella loro manifestazione esteriore violenta. Forse hanno in comune solo la rabbia per un governo cieco e sordo, incapace, fatto di nani, veline, ballerine e di frequentazioni istituzionali (palazzo Grazioli è, per decreto, sede del Presidente del Consiglio) con le puttane. Sì, puttane, perché persino questa parola è stata sdoganata nel gergo della politica italiota.
Detto questo per una volta bisognerebbe riconoscere che il cordone sanitario della zona rossa intorno ai palazzi delle istituzioni è stato giusto e sacrosanto. Proviamo ad immaginare se quegli stessi violenti fossero arrivati davanti al Parlamento. Cosa avrebbero fatto? Avrebbero preso d'assalto la Camera e il Senato? E poi? Cosa sarebbe successo? Semplice. Avrebbero prestato il fianco all'instaurazione di un vero e proprio regime con leggi speciali di sicurezza che chi ha vissuto gli anni di piombo e faceva politica sa bene cosa hanno significato in termini di restrizione delle libertà di espressione politica. Sarebbe stata una manna per le tendenze autoritarie impersonate in particolar modo da Berlusconi. Le forze dell'ordine hanno fatto quanto era stato loro affidato: difendere i luoghi delle istituzioni democratiche, da chiunque. E non ci si racconti la favoletta che arrivare sotto i palazzi significava farsi ascoltare dal governo e che averlo impedito è stato un atto autoritario. Questo governo è incapace di ascoltare persino se gli si urla nelle orecchie. E poi nell'era di internet non c'è bisogno di andare sotto i palazzi per far arrivare le proprie istanze. Allora qual era il vero motivo di voler arrivare a tutti i costi sotto il Parlamento se non quello di mettere in atto lì quanto è stato fatto nella zona rossa? Di voler intimidire il Parlamento. Perché predeterminazione c'era e come, nella misura in cui c'è chi va alle manifestazioni con le bombe carta e le molotov nello zainetto. Chi va alle manifestazioni con il volto coperto non ha nulla a che fare con la democrazia. Il sottoscritto ha partecipato a molte manifestazioni, ma nello zainetto portavo solo un panino e una bottiglietta d'acqua. E ci ho messo sempre la mia faccia come milioni di altre persone e non come quella minoranza anonima.
Forse bisognerebbe riconoscere, per una volta, che quella zona rossa ci ha salvato da un male peggiore. Questa è la mia impressione.
Non vanno però taciuti i comportamenti inqualificabili di alcuni tutori dell'ordine. Ragazzi presi a manganellate quando erano già stesi a terra; poliziotti che montano in piedi sui corpi dei ragazzi e li prendono a calci in faccia, ma la cosa più grave sono quelle pistole impugnate, una da un finanziere aggredito e l'altra da un carabiniere. No, questo non è accettabile. È giunto il momento di chiedere a gran voce che le forze dell'ordine in servizio alle manifestazioni siano dotate solo di strumenti passivi di difesa come scudi, ginocchiere, para gomiti, para stinchi, coprimani, caschi e come strumenti di difesa attiva solo gli sfollagente e nessuna arma da fuoco. Perché a Roma, con quegli assalti alle camionette, c'è mancato poco che ci scappasse il morto.
Sento già l'obiezione dei duri e puri: ma di quale istituzioni democratiche parli? Be', di quelle che anche chi muove questa obiezione ha votato, magari a malincuore, magari tappandosi il naso o che addirittura ha deciso di non andare a votare, perché anche questa libertà di scelta è contemplata dalla democrazia e da quelle stesse istituzioni.
Male ha fatto quel giovane studente di scienze politiche ad "Anno zero", di fronte ad una domanda precisa, a non prendere le distanze in modo netto dagli atti di violenza, perché questo ha prestato il fianco alla volpe fascista La Russa per mettere in atto il suo show. Credo che sia idiota far passare uno come La Russa come il massimo rappresentante della difesa della democrazia ed altrettanto idiota sia da parte di certa sinistra lisciare il pelo ad un movimento che non sa distinguere la critica dura, aspra, la lotta di piazza, dalla violenza. Senza se e senza ma. Anche perché quei violenti non si sa bene chi fossero, magari provocatori di professione, o infiltrati. E non erano certo quella ventina che sono stati fermati e poi scarcerati.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il genocidio

A trentacinque anni di distanza credo valga la pena rileggere questo intervento che Pasolini tenne alla festa de l'Unità di Milano nel 1974 e pubblicato all'epoca da Rinascita . È di un'attualità impressionante. Si parla di genocidio dei valori, di crisi economica, di incapacità a distinguere "sviluppo" da "progresso" (quanto di più attuale quando tutti, anche a sinistra, ormai parlano solo di sviluppo e trascurano il progresso, tranne che nel dirsi progressisti a parole), del ritorno sinistro di valori propri della destra nazista.   Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, Garzanti 1981, pag. 277.   Vorrete scusare qualche mia imprecisione o incertezza terminologica. La materia – si è premesso – non è letteraria, e disgrazia o fortuna vuole che io sia un letterato, e che perciò non possegga soprattutto linguisticamente i termini per trattarla. E ancora una premessa: ciò che dirò non è frutto di un'esperienza politica nel senso specifico, e per così di

Ode all'ape

Ode all'ape Moltitudine di api! Entra ed esce dal carminio, dall'azzurro, dal giallo, dalla più tenera morbidezza del mondo: entra in una corolla precipitosamente, per affari, esce con un vestito d'oro e gli stivali gialli. perfetta dalla cintura, con l'addome rigato da sbarre scure, la testolina sempre pensierosa e le ali bagnate: entra in tutte le finestre odorose, apre le porte della seta, penetra nei talami dell'amore più fragrante, inciampa in una goccia di rugiada come in un diamante e da tutte le case che visita estrae il miele misterioso, ricco e pesante miele, spesso aroma, liquida luce che cade a goccioloni, finché al suo palazzo collettivo ritorna e nelle gotiche merlature deposita il prodotto del fiore e del volo, il sole nuziale serafico e segreto! Moltitudine d'api! Elevazione sacra dell'unità, collegio palpitante! Ronzano sonori numeri che lavorano il nettare, passano veloc

Israele-Palestina: un solo Stato per due popoli

Nel 2023 ha ancora senso pensare in termini di stati su base etnico-religiosa? Ha senso incaponirsi su uno stato per gli ebrei e uno per i palestinesi? Non ci si rende conto che sono proprio gli stati e i confini che creano le guerre? Non avrebbe più senso che ebrei e palestinesi vivessero insieme in pace come fratelli sulla stessa terra dei padri in un unico stato? Sono un sognatore? Forse! Ma sono in compagnia di chi diceva I have a dream. E la sinistra  invece di fare manifestazioni pro stato palestinese dovrebbe avere un orizzonte più ampio perché a questo servono le utopie: ad avere uno sguardo lungo che permetta di costruire un cammino. Senza cadere nella trappola  degli  opposti estremismi che si sostengono a vicenda. Hamas ha bisogno di Netanyahu e Netanyahu ha bisogno di Hamas. In mezzo, come ostaggi, i due popoli. Occorre sottrarsi a questo schema, che non vuol dire essere neutrali, ma sottrarsi alle tifoserie degli opposti estremismi. Rivendicare uno stato per gli ebrei e un