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Mario Monti, esempio di un governo tecnocratico |
Per tornare al coronavirus i provvedimenti adottati dal governo a seguito delle indicazioni della scienza non potevano che essere quelli assunti finora. E probabilmente anche quelli futuri saranno più che giustificati se terranno conto delle indicazioni degli scienziati. Ma c'è un ma. Ed è che la politica non può e non deve usare la scienza come un alibi per delegare ad altri decisioni che Costituzionalmente le spettano. Il rischio è che una classe politica debole quale è quella attuale, di maggioranza e di opposizione, possa facilmente cedere alla tentazione di farsi guidare dai tecnici per poi dire: "ma ce lo hanno detto loro che bisognasse fare così". Lo abbiamo già vissuto con il governo Monti, una replica non potremmo sopportarla. Anche se non mi sembra sia il caso del presidente del consiglio Giuseppe Conte che da brutto anatroccolo del governo giallo-verde si è rivelato un cigno nell'attuale coalizione assumendosi personalmente ogni responsabilità delle scelte compiute, proprio come deve fare uno statista. Ma avverto il rischio di una deriva tecnocratica sulla quale bisogna tenere alta l'attenzione. Il governo si faccia guidare dalla scienza (che dovrà occuparsi prevalentemente di trovare cure e vaccini), ma alla fine decida in autonomia e soprattutto usi la scienza per farsi dire quali misure di sicurezza stringenti vanno usate per evitare il contagio nei luoghi di lavoro e obblighi i datori di lavori ad adottare queste norme, se necessario con controlli severi dell'ispettorato del lavoro e avvalendosi anche delle forze dell'ordine, fino ad arrivare alla chiusura dell'attività in caso di violazione delle norme. Perché se sono vere alcune notizie che filtrano su dipendenti di alcune case di riposo lombarde minacciati di licenziamento perché usavano la mascherina che avrebbe spaventato gli ospiti, allora è necessario un supplemento di controllo nei luoghi di lavoro. Piuttosto che prolungare sine die la chiusura delle attività, che rischia di mettere in ginocchio migliaia di famiglie e l'intera economia, si rafforzino i controlli in tutte le attività che si deciderà di aprire, così come si fa con i controlli stradali. Ma che si apra, gradualmente, ma si apra. Perché il rischio è che quando si deciderà di aprire lì fuori non troveremo più nulla e allora la scienza (l'epidemiologia, la virologia, l'immunologia) potrà farci ben poco. Sarà sulla politica che ricadranno interamente le responsabilità.
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