Passa ai contenuti principali

Droghe legali? Sì, grazie! Ma non per tutti

Cannabis sativa
Ora che gli entusiasmi sul pronunciamento della Corte Costituzionale sulle droghe cosiddette leggere sono stati sostituiti dai commenti sul governo Renzi, sono necessarie alcune riflessioni a mente fredda, requisito quanto mai necessario per un tema come questo.
Intanto, legalizzare non dovrebbe voler dire vendita libera al tabaccaio sotto casa, ma vendita e somministrazione controllata con alcuni obiettivi di fondo: ridurre il danno, sottrarre il mercato delle droghe all'economia illegale delle mafie su cui si reggono interi imperi criminali e depenalizzarne l'uso. 
Legalizzare si può e si deve, ma non per tutti. In primo luogo non certo per i minorenni. Del resto nemmeno le sigarette possono essere vendute ai minori figuriamoci le droghe. E poi occorre mettere alcuni paletti fermi. Innanzitutto, per alcune categorie professionali l'uso deve continuare ad essere assolutamente vietato, per motivi facilmente intuibili insiti nella specificità delle mansioni svolte da queste categorie che dovrebbero essere a mio parere: personale medico e infermieristico delle strutture sanitarie; personale delle forze dell'ordine e delle forze armate; dipendenti di aziende classificate a rilevante rischio ambientale (industrie chimiche, siderurgiche, centrali termoelettriche qualunque sia il combustibile usato per la produzione di energia, ecc.); autisti di professione addetti al trasporto merci e persone; piloti e personale di bordo dell'aviazione civile. Per queste categorie dovrebbero essere previsti controlli periodici obbligatori a sorpresa. Dopo tre positività con relativo richiamo dovrebbe scattare il licenziamento. Del resto è così che funziona anche nei paesi in cui l'uso delle droghe è legale.
E' inutile dilungarsi sul perché proprio queste categorie dovrebbero essere escluse, basti dire solo che sono categorie da cui dipende l'incolumità di altre persone.

Commenti

Post popolari in questo blog

Israele-Palestina: un solo Stato per due popoli

Nel 2023 ha ancora senso pensare in termini di stati su base etnico-religiosa? Ha senso incaponirsi su uno stato per gli ebrei e uno per i palestinesi? Non ci si rende conto che sono proprio gli stati e i confini che creano le guerre? Non avrebbe più senso che ebrei e palestinesi vivessero insieme in pace come fratelli sulla stessa terra dei padri in un unico stato? Sono un sognatore? Forse! Ma sono in compagnia di chi diceva I have a dream. E la sinistra  invece di fare manifestazioni pro stato palestinese dovrebbe avere un orizzonte più ampio perché a questo servono le utopie: ad avere uno sguardo lungo che permetta di costruire un cammino. Senza cadere nella trappola  degli  opposti estremismi che si sostengono a vicenda. Hamas ha bisogno di Netanyahu e Netanyahu ha bisogno di Hamas. In mezzo, come ostaggi, i due popoli. Occorre sottrarsi a questo schema, che non vuol dire essere neutrali, ma sottrarsi alle tifoserie degli opposti estremismi. Rivendicare uno stato per ...

Il genocidio

A trentacinque anni di distanza credo valga la pena rileggere questo intervento che Pasolini tenne alla festa de l'Unità di Milano nel 1974 e pubblicato all'epoca da Rinascita . È di un'attualità impressionante. Si parla di genocidio dei valori, di crisi economica, di incapacità a distinguere "sviluppo" da "progresso" (quanto di più attuale quando tutti, anche a sinistra, ormai parlano solo di sviluppo e trascurano il progresso, tranne che nel dirsi progressisti a parole), del ritorno sinistro di valori propri della destra nazista.   Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, Garzanti 1981, pag. 277.   Vorrete scusare qualche mia imprecisione o incertezza terminologica. La materia – si è premesso – non è letteraria, e disgrazia o fortuna vuole che io sia un letterato, e che perciò non possegga soprattutto linguisticamente i termini per trattarla. E ancora una premessa: ciò che dirò non è frutto di un'esperienza politica nel senso specifico, e per così di...

La convenienza della guerra in Ucraina

Non so nulla di geopolitica, ma come cittadino di questo mondo questa guerra nel cuore dell'Europa mi ha imposto alcune riflessioni.  E' inutile dire che il regime di Putin è un regime dittatoriale di stampo fascista, un regime brutale, trai i più brutali della storia recente dell'Europa. Per restare al nostro continente. Inutile dire che l'imperialismo russo è speculare all''imperialismo americano e animato dallo stesso spirito egemonico.  E' inutile anche dire che è sacrosanto il diritto dovere alla difesa degli ucraini e che questo va sostenuto con ogni mezzo perché la prepotenza di una dittatura non può diventare legge né qui e ora né mai. Detto questo resta la domanda: a chi conviene questa guerra nel cuore dell'Europa? Ovviamente, all'aggressore russo, per lo meno nell'immediato, i cui intendimenti imperialisti ed egemonici su quell'area sono evidenti; e poi ai fabbricanti di armi che come in ogni guerra si arricchiscono col sangue dell...