C'è un aspetto in questo periodo di lockdown su cui è calato il silenzio, credo in modo interessato, ed è il movimento internazionale dei giovani contro il cambiamento climatico. La novità in assoluto più importante e positiva dello scorso anno e dei primi mesi di quest'anno che ha portato in piazza come protagonisti attivi della vita politica milioni di giovani in tutto il mondo. Giovani che chiedevano rispetto per l'ambiente, per se stessi e per il loro futuro minacciato da un'economia predatoria il cui orizzonte si limita all'oggi, alla massimizzazione dei profitti nel più breve tempo possibile. Ed è proprio ciò che i giovani hanno deciso di mettere in discussione. Ecco perché nessuno ha voluto ricordare che uno degli effetti del coronavirus è stato anche quello di spazzare via, si spera solo momentaneamente, questo movimento internazionale che mette in discussione i fondamenti di un sistema economico che è all'origine anche di quanto sta accadendo con la pandemia. Una rimozione collettiva di cui nessuno vuole parlare. Non le lobbies industriali, per ovvie ragioni; non la classe politica internazionale, con in testa gli USA, per altrettante ovvie ragioni; non i comuni cittadini che venivano interrogati nella loro coscienza da quel movimento che chiede anche un ripensamento degli stili di vita individuali; non gli organi di informazione asserviti al potere economico quando non di proprietà di grandi multinazionali, com'è il caso di molti giornali italiani. Emblematico il titolo di Libero a proposito dell'incontro di Greta con Francesco: "La Rompiballe va dal Papa". Sembra dunque che tutti questi soggetti abbiano tirato un sospiro di sollievo per essersi liberati di questa fastidiosa coscienza critica.
E' evidente che le misure di contenimento del contagio adottate in varie parti del mondo, oltre al crollo dell'economia, hanno avuto l'effetto di limitare la democrazia e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Una sospensione delle regole democratiche altrettanto grave quanto il calo del Pil, se non più grave, per le conseguenze di tenuta sociale e per la rimozione dal dibattito pubblico di temi fondamentali per la sopravvivenza del pianeta.
Oggi, più di di prima, nel momento in cui ci sono milioni di persone in tutto il mondo che hanno perso il lavoro, gli ambientalisti saranno guardati con astio e i temi di cui sono portatori considerati alla stregua di elucubrazioni intellettuali. Sarà ancora più difficile tornare a parlare di sostenibilità a fronte di tassi di disoccupazione in crescita esponenziale. Spero che i giovani del movimento di Greta Thunberg non lo permettano e si rendano conto che dietro questa pandemia c'è qualcuno che si nasconde per restaurare il vecchio ordine mondiale che stava pericolosamente scricchiolando sotto i colpi del movimento internazionale per l'ambiente. Da questo punto di vista la pandemia per questo sistema di produzione capitalistico è stata una manna.
Come in passato il sistema capitalistico ha avuto bisogno delle guerre su larga scala per rigenerarsi, così oggi questo virus, che ha fatto un numero di morti pari ad una guerra mondiale e messo in ginocchio l'economia, sta servendo per una nuova rinascita e ripartenza sulla base degli stessi paradigmi capitalistici. Ancora una volta a guidare la ricostruzione sono gli stessi che hanno portato a questo disastro, se è vero come è vero che l'origine della pandemia (non volendo cedere a teorie complottiste) sia da ricondurre ad una profonda alterazione degli equilibri ambientali della terra causati da un'economia predatoria. Se così è occorre rivendicare un ritorno immediato al ripristino della democrazia di fatto sospesa e riportare al centro del dibattito una visione alternativa della ripresa economica che tenga insieme il lavoro e i temi posti dal movimento internazionale dei giovani.
Hai perfettamente ragione, Giuseppe. Ci pensavo in questi giorni, vista la grande irresponsabilità di tanti. Speravo fin dall'inizio che questa tremenda calamità sarebbe forse servita a velocizzare qualche importante ripensamento dei valori su cui si basa la nostra società... Voglio sperarci ancora, ma la cosa diventa sempre più difficile da credere. Questo ennesimo "avviso" non è ancora sufficiente. Evidentemente la difficoltà dell'uomo di elevarsi almeno un po'... è davvero abissale. Roberto R.
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