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Visualizzazione dei post da 2018

Destra e sinistra, dall'analogico al digitale e ritorno

In questa società liquida, magistralmente descritta da Bauman nei suoi libri, anche i partiti le cui origini risalgono al secolo scorso sono diventati liquidi, almeno quelli del campo progressista. In questa liquidità sociale la destra, invece, resta ancorata alla solidità della presenza sul campo, alla vicinanza fisica alle persone, al presidio del territorio. Hanno ascoltato gli umori delle persone e li hanno tradotti secondo la loro impostazione ideologica. Mentre i partiti liquidi si ritiravano dal campo, loro sono rimasti, da qui il crescente consenso della destra. Insomma, è un po’ come nel passaggio dall’analogico al digitale: la sinistra è passata al digitale, la destra è rimasta all’analogico. Sembra, dunque, che in questo mondo liquido e digitale ci sia ancora molto bisogno di solidità, di presenza fisica, di vicinanza, di analogico. La destra lo ha capito e ha capitalizzato il consenso. Diverso il discorso sul M5S. Nasce digitale, riempie prima le piazze virtuali del we

Breve nota su Riace

Possibile che l'Anci, i sindaci delle più importanti città italiane non abbiano nulla da dire sulla sentenza vergognosa contro il sindaco Lucano? Divieto di dimora per un sindaco! Per che cosa poi? Per il reato di solidarietà! Ma dove siamo finiti? In una regione dove la 'ndrangheta detta legge, forse anche in questo caso specifico. La sinistra, il Pd dovrebbero andare a Riace e piantare una tenda di presidio permanente. Altro che scaramucce sulla segreteria, tiritere, sempre  le stesse, su questo governo che ci porta fuori dall'Europa e nulla, nemmeno una parola, su questo governo che ci porta nei fatti fuori dalla democrazia. Ma evidentemente la falsa coscienza impedisce l'azione perché le premesse di quanto avvenuto con la sentenza del tribunale di Reggio Calabria sono state gettate dal precedente governo. E allora non meravigliatevi se tra due destre gli elettori poi scelgano l'originale.

Saper essere

Pubblicato da ferraraitalia.it il 24 settembre 2018 Gli articoli di  Sergio Gessi  hanno sempre il merito di suscitare delle riflessioni. Credo valga la pena aprire un dibattito pubblico intorno alle questioni poste nel suo articolo  ‘Che paghi il Comune’ . Condivido gran parte delle argomentazioni sostenute e lo spirito di fondo che lo anima su ciò che dovrebbe essere la politica. Su un solo punto non sono del tutto d’accordo: sulle doti del  saper fare  che dovrebbe avere un buon politico. Per un motivo molto semplice: ne abbiamo già avuto uno eletto a furor di popolo. Si chiama  Silvio Berlusconi . Dunque, attenzione a non lasciarci affascinare anche noi, intendo noi di sinistra (qualunque cosa voglia dire sinistra oggi) dall’uomo che sa fare. Non si può certo negare che non sia l’uomo del saper fare, uno che ha costruito un impero e ha saputo amministrarlo, seppure con molte zone d’ombra, certo, ma su questo saper fare ha giocato la sua fascinazione nei confronti delle masse.

I "sinistrati", pochi e divisi pure nel cordoglio per gli schiavi dei campi

Pubblicato da ferraraitalia.it il 13 agosto 2018 Dodici braccianti africani schiavizzati nelle nostre campagne muoiono su una strada in un terribile incidente e la risposta che tutti ci attendevamo, per lo meno io mi attendevo, era di una massiccia, imponente manifestazione unitaria. Per dire no allo sfruttamento, no al nuovo schiavismo, no al caporalato mafioso. Invece, no. Questi uomini vivono separati dal resto del mondo nel ghetto di Rignano vicino S. Severo, terra di mafia, per altro, muoiono soli e manifestano da soli. Due distinte manifestazioni di cui non si è capita la motivazione. Una alla mattina, alle otto e trenta organizzata dall’Usb. Coprendo a piedi la distanza che separa il loro ghetto dal centro di Foggia. L’altra al pomeriggio, simbolicamente ad un’ora più comoda, meno soleggiata, alle 18.30, organizzata dalle tre confederazioni sindacali. Ancora una volta separati e divisi. Nella terra che fu di Giuseppe Di Vittorio, storico leader della Cgil, bracciante anch’es

Le trame del "controllo globale" secondo Bauman

Pubblicato da ferraraitalia.it il 3 agosto 2018 Vorrei proporre una riflessione sul tema delle migrazioni, delle chiusure dei porti e delle culture, della globalizzazione come causa prima della perdita di sovranità dei popoli. E voglio farlo con le parole di  Zygmunt Bauman  scritte diciannove anni fa, ma profetiche lette oggi. Nella speranza che possano servire ad una riflessione più ampia che vada oltre il tema accoglienza sì accoglienza no. “Lo spirito campanilistico regna sovrano. Finora, i portavoce di un capitale e di una finanza già extraterritoriali, ‘fluenti’, sono stati gli unici ad aver levato le loro voci contro di esso, ma la loro indignazione è altamente selettiva. Essi protestano contro le barriere poste al commercio ( chissà che il protezionismo di Trump non sia un alleato dei movimenti no global, ndr ), contro il controllo dei movimenti del capitale e contro la subordinazione degli interessi della concorrenzialità su scala mondiale, del libero scambio e della l

Marchionne: requiem di un A. D.

Pubblicato da ferraraitalia.it il 26 luglio 2018 Marchionne  è morto. Viva Marchionne! È quanto la vulgata corrente va ripetendo da giorni con un eccesso di lodi. Appena appresa la notizia delle gravi condizioni di salute dell’ad  Fca , con una velocità che svela perfettamente il cinismo di questo sistema di produzione, è immediatamente stato sostituito ai vertici aziendali. Ormai alcuni giorni fa prima della sua morte avvenuta ieri. Ed impressiona questa velocità tanto che ci si chiede: se ciò avviene ai livelli alti figuriamoci nell’ultimo anello della catena! E vien fatto di pensare che nonostante la nostra individualità, la nostra insostituibile unicità siamo tutti pezzi di ricambio di un meccanismo che non ammette inciampi. Perché non si perda un attimo, perché la catena di comando deve essere sempre in perfetta efficienza, perché il governo dei flussi finanziari non ammette incertezze. E i  mercati  hanno bisogno di sapere, di avere notizie sullo stato di salute dei top mana

Dal reddito di cittadinanza alla riduzione dell'orario di lavoro

Pubblicato da ferraraitalia.it il 21 luglio 2018 “Le parole sono importanti”, urlava disperato Nanni Moretti in ‘Palombella rossa’ all’improvvisata giornalista che si beccò pure un ceffone per come si esprimeva nel fare le domande. Ecco, siccome le parole sono importanti parliamo del reddito di cittadinanza, come l’ha chiamato sin dall’inizio il M5s e grazie al quale ha fatto incetta di voti al sud. Allora, partiamo col riflettere sul concetto di cittadinanza. Tutti sono cittadini di questo Stato e in quanto cittadini hanno diritti e doveri riconosciuti dalla Costituzione. Uguali per tutti. Dunque,  essendo tutti cittadini a pari titolo, tale reddito dovrebbe essere riconosciuto a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione occupazionale, patrimoniale, sociale. Proprio solo in quanto cittadini. Altrimenti non si chiamerebbe reddito di cittadinanza , giusto? Sicuramente sarebbe una misura egualitaria sul piano dei diritti di cittadinanza e dovrebbe essere cara

Il pensiero (unico) di Matteo Renzi

Pubblicato da ferraraitalia.it il 14 luglio 2018 Quarantasette minuti e trentasei secondi di intervento. Tanto è durato quello di Matteo Renzi  all’assemblea nazionale del Pd il 7 luglio scorso . L’ex segretario può piacere o no, ma gli va riconosciuto il merito di dire ciò che pensa in modo diretto. Ed è proprio questo che lo rende antipatico soprattutto in ambienti in cui la politica è felpata, ingessata, politicamente corretta allo sfinimento. Ed è lo stesso motivo per cui piace, invece, a larga parte della base del suo partito. I giornali hanno titolato a tutta pagina di un presunto attacco di Renzi a Gentiloni. Ma se si ascoltano le parole dell’ex segretario (il discorso integrale lo si trova su youtube) non ha fatto altro che dire ciò che anche la sinistra sinistra (il secondo termine non è un aggettivo qualificativo, ma un rafforzativo del primo sostantivo) ha detto in campagna elettorale. E cioè che uno dei motivi per voltare le spalle al Pd era la mancata approvazio

La legge del mare e i tanti errori della sinistra italiana

Pubblicato da ferraraitalia.it il 30 giugno 2018 Sulla vicenda dei salvataggi in mare c’è un aspetto più profondo, rispetto al tema porti aperti/porti chiusi, su cui secondo me varrebbe la pena riflettere e prendere una posizione netta perché implica un’idea precisa di società. Si sta affacciando una pericolosa visione della vita di cui Salvini è portavoce. Una visione totalitaria che non si può accettare. Infatti, dalle sue continue esternazioni sulle navi delle ong sembra emergere una visione nella quale non rientri l’idea che ci possano essere persone che dedicano la propria esistenza a salvare altre vite umane. E fin qui libero di pensarla come crede, anche se è inquietante, tanto più per il ruolo che ricopre. Ciò che è preoccupante, e va contrastato politicamente con forza, è che voglia  imporre la sua visione impedendo alle navi delle ong di salvare vite umane in mare . È questo che fa del suo agire un pericoloso declivio autoritario. Va detto però, a onor del vero, che su a

La cattiva coscienza della sinistra italiana che non sa più da che parte stare

Pubblicato da ferraraitalia.it il 25/06/2018 Quando la lotta politica giunge nelle aule dei tribunali vuol dire che la politica ha fallito. Che la sua capacità di rappresentanza e di mobilitazione è praticamente inesistente. È un po’ la cartina di tornasole della sua presa sulla società. Mi riferisco alla denuncia che Roberto Speranza, segretario di Leu, ha presentato in procura contro Salvini per istigazione all’odio razziale. Sembrerebbe una barzelletta, ma non lo è, dopo che in tutti questi anni col Pd al governo nazionale e in molte città venivano autorizzate manifestazioni in cui si sprecavano i simboli fascisti e l’apologia del fascismo senza che i vari Speranza battessero ciglio. Del resto il risultato elettorale di Leu è la prova del nove dell’incapacità a rappresentare un’area sociale ancora vasta, a volerla vedere. A meno che non si voglia sostenere la tesi dominante neoliberista che le classi non esistono più, tanto meno la classe operaia, e che la lotta di clas