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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

Alitalia non è strategica per il paese

Non credo ci siano i presupposti per una nazionalizzazione di Alitalia. Le compagnie aeree non sono più strategiche per un paese con l'apertura della concorrenza. Lo sono le infrastrutture, gli aeroporti (non certo i singoli vettori), la rete ferroviaria, l'intermodalità treno-nave per le merci, e quindi i porti, le autostrade, e ora, sempre più, le dorsali telematiche, la fibra ottica, l'industria e la ricerca informatica, l'hi-tech, l'industria metallurgica. Non conta più chi trasporta, ma chi gestisce la logistica. Questi, sono convinto, siano sempre più gli asset strategici per la competitività di un paese, non una singola compagnia aerea in un'era in cui l'offerta di trasporto è cresciuta esponenzialmente con compagnie di volo affidabili a costi di molto più concorrenziali rispetto ad Alitalia, anche dal punto di vista dell'offerta qualitativa. Da anni Alitalia non era più competitiva, proprio per i costi che era costretta a sostenere per una

I fatti di Parigi simbolo di un'Europa malata

Perché proprio e ancora Parigi? La risposta che mi viene da dare è perché Parigi è l'origine e il centro dei valori della civiltà occidentale: libertà, uguaglianza, fraternità. Valori conquistati col sangue delle teste coronate decapitate in piazza. Oggi, a differenza di allora, altro sangue, questa volta innocente, viene versato da chi quei valori sente siano stati traditi, proprio a partire da se stesso. Sente che la libertà gli è negata per assenza di lavoro; sente di non essere uguale al suo connazionale con la pelle bianca; sente che la diffidenza nei suoi confronti aumenta, il contrario della fratellanza. Sente. E' un sentire, una percezione che però origina da fatti oggettivi, da un sistema di inclusione e di welfare che ha ceduto il passo alle regole delle compatibilità economiche imposte dalle banche agli Stati, che ha ceduto il passo alla finanza prima che alle persone. E' dunque dentro noi stessi, di noi europei, che va cercato l'origine del male di vivere

Parigi: e se l'Isis non centrasse nulla?

Parigi. Ancora Parigi. E ancora un attentatore immigrato di seconda generazione, cioè nato e cresciuto in Europa. Al punto che diventa sempre più forte il dubbio che il terrorismo abbia origini e cause interne: la crisi economica, l'emarginazione delle periferie, la disoccupazione, la frustrazione dei giovani che non riescono a trovare una loro collocazione sociale e la conseguente delusione per le promesse di riscatto sociale tradite. L'Isis rivendica questi attentati per pura propaganda e gli esecutori materiali si servono dei riferimenti dell'integralismo islamico per darsi una veste identitaria. Ma non necessariamente l'Isis è il mandante. A meno che non si voglia a tutti i costi trovare un capro espiatorio esterno per i mali di una società che sono tutti interni. Finché non si prende atto che all'origine del terrorismo su suolo europeo c'è il fallimento delle politiche di integrazione, non si metteranno in campo le adeguate contromisure di contrasto. Amm

Tempo di primarie

E' tempo di primarie. Non è la prima volta che il Pd si affida a questo strumento, che portò Renzi la prima volta alla segreteria, per scegliere il proprio segretario. Eppure non mi capacito all'idea che chiunque possa partecipare al voto, iscritto o no al partito. Purché, si dice, sia un elettore di centrosinistra. Questo perché il regolamento del Pd prevede che il segretario sia anche il candidato premier e per questo motivo tutti gli elettori hanno diritto di sceglierlo. Una forzatura di cui è stato vittima lo stesso Renzi che nonostante ciò ci riprova con le stesse regole.  Non mi capacito, pur non essendo io iscritto a quel partito. Vorrei poter scegliere il candidato premier, ma allo stesso tempo ritengo di non avere il diritto di scegliere il segretario di un partito se non ne sono iscritto. Perché, confesso, personalmente mi provoca un certo disagio. Forse solo perché sono ancora legato all'idea Novecentesca della forma partito. Lo ammetto.  Ma mi chiedo come