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Visualizzazione dei post da maggio, 2009

Scuola. Insegnante unico e dintorni

Rocca, n. 11, 1 giugno 2009, pag. 29 Schizofrenia di un sistema. Potrebbe essere il titolo di un thriller. Invece, purtroppo, è la dura realtà di scelte del governo che a fronte di una società che diventa sempre più complessa risponde a tale complessità semplificando la scuola, il nucleo dal quale dovrebbero uscire persone con strumenti conoscitivi tali da affrontare proprio il mondo in continua evoluzione. La proposta della riforma Gelmini che riporterà il maestro unico alle elementari va proprio nella direzione della semplificazione. La multidisciplinarietà sarà sostituita con il/la maestro/a tuttologo/a. Anni di formazione specialistica del corpo docente, che hanno portato la nostra scuola ai più alti livelli in Europa riconosciuta da organismi internazionali, in un colpo solo saranno buttati... dalla finestra. Con buona pace della valorizzazione delle risorse umane e di una vera formazione dei cittadini del futuro. Come si fa, allora, a non pensare che questo disegno contenga in sé

L'ossimoro dello sviluppo sostenibile

Può un sistema puntare alla crescita infinita in un contesto finito? Come fanno gli uomini contemporanei a credere che sia possibile mantenere gli attuali livelli di consumo ancora per molto se intorno a noi l’aria delle città diventa sempre più irrespirabile; gli spazi pubblici sono occupati da sempre più auto; il territorio è sempre più consumato da nuovo cemento; le risorse della terra sono in via di esaurimento; la temperatura del pianeta sta aumentando; l’ecosistema di alcune zone della terra sta mostrando segni evidenti di cambiamento indotto dall’uomo? Cosa ci fa credere di essere una specie immortale, se milioni di anni di evoluzione sulla terra dimostrano che primo o poi le specie si estinguono se non hanno una resilienza tale da affrontare i cambiamenti? É la società contemporanea che induce l’uomo a credere nell’immortalità propria come individuo e della specie? Domande alle quali molti studiosi cercano di rispondere immaginando un nuovo modello di sviluppo, basato su regole

L'impronta ecologica della bici

Partiamo da un dato: il 70% del petrolio estratto è assorbito dal sistema della mobilità motorizzata. Questo sta diventando una vera e propria piaga purulenta per il pianeta ormai al collasso. Si comprende facilmente, allora, come l'uso della bicicletta, ma anche dei mezzi pubblici, almeno per gli spostamenti quotidiani nella cerchia urbana, vada nella direzione della pratica di una riduzione della nostra impronta ecologica su questo pianeta. Infatti, la bici ha una piccola impronta ecologica, non solo perché per spostare il nostro solo corpo da un punto all'altro non dobbiamo spostare contemporaneamente una massa enorme di acciaio con conseguente consumo di carburante (su 10 litri 8 servono per spostare il peso dell’auto), se non quello alimentare, ma anche perché l'uso delle materie prime per la sua costruzione e manutenzione è molto ridotto. Così come ridotto è lo spazio fisico che occupa e di conseguenza è ridotto il consumo di territorio che necessita per i suoi sposta

Crisi economica. Alla ricerca del lavoro perduto

Rocca, n. 10, 15 maggio 2009, pag. 20 “Per la festa del papà mi sono concesso una giornata tutta per me: sono andatoa pescare, per svuotare un po’ la mente. Di fianco avevo altri due pescatori e cosìabbiamo cominciato a scambiare due parole sulla pesca, come si fa di solito, poi,come spesso capita, una parola tira l’altra abbiamo finito col parlare un po’ di noi. E’venuto fuori che eravamo tre disoccupati appena lasciati a casa dal proprio datore dilavoro”. Ecco la crisi economica diffusa, in questo fermo immagine che ci racconta di trepescatori sulla sponda di un canale della bassa pianura padana. Intorno a noi,ovunque ci si giri, con chiunque si parli, se ci fate caso, c’è sempre qualcuno che hada poco perso il lavoro, sia che lo conosciate direttamente sia che si tratti diconoscenti di vostri conoscenti. In questo sta la drammaticità di questa crisieconomica: è intorno a noi, a volte dentro di noi, nelle nostre famiglie, ma anchedentro nel senso di insicurezza che si instilla in chi

Immigrazione. Fantasmi

Rocca, n. 7, 1 aprile 2009, pag. 28 A volte ritornano. Stiamo parlando dei rigurgiti xenofobi che stanno scuotendo la penisola, che appunto ritornano con tutti i loro miasmi, additando alcune categorie sociali, o peggio, alcune etnie, come causa di tutti i mali e dei reati che ogni giorno si commettono nel bel paese. Tranne poi scoprire, scorrendo le statistiche, che la maggior parte delle violenze private o degli incidenti stradali sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, due fenomeni che stanno creando allarme sociale, sono commessi da italiani, a volte rampolli di buone famiglie senza alcun problema apparente di emarginazione sociale o di disponibilità economica. In questo clima già incandescente ci si mette anche la stampa quotidiana (tranne qualche rara e lodevole eccezione) a gettare benzina sul fuoco con titoli sempre più spesso sensazionalistici e a caratteri cubitali. Del resto bisognerà pur fronteggiare la crisi dell’editoria, a costo di giocare con la pelle delle

Crisi economica. Quelli che alla terza settimana...

Rocca, n. 6, 15 marzo 2009, pag. 22 Quelli che alla terza settimana del mese... già vedono rosso, un po’ per rabbia,ma soprattutto, causa della prima, perché il color vermiglio è quello del conto inbanca. E al danno si aggiunge la beffa: con il prossimo stipendio accreditato sarannodetratti gli interessi sullo scoperto bancario che variano, a seconda dell’istituto dicredito, dal 6 all’8%. E così si pagano interessi sulla povertà. Già, perché “la miglioreclientela”, come la definisce il sistema bancario, non tiene certo i capitali sul contocorrente, ma in titoli, azioni, obbligazioni, a volte della stessa banca. Il ceto mediospazzato via dalla crisi, mentre contemporaneamente si realizza un trasferimento diricchezza, attraverso la mediazione il sistema creditizio, dai più deboli, che sono lamaggioranza, ai più forti economicamente. Un fenomeno sempre più frequente tantopiù in un periodo di crisi economica. “Sono diventato uno specialista della sopravvivenza”, dice Stefano,quarant’anni,

Spese militari. Ci sono ma non si dice

Rocca, n. 3, 1 febbraio 2008, pag. 29 Settanta milioni di euro per il triennio 2008-2010; un miliardo 704 milioni di euro per lo stesso triennio; un miliardo e 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012; altri settanta milioni di euro per il triennio di cui sopra. Per un totale di spesa di quattro miliardi e 44 milioni di euro, ottomila miliardi di vecchie lire destinati all’industria bellica. Il tutto confuso in tre commi apparentemente innocui dell’art. 2 della finanziaria 2008 approvata definitivamente dal Senato la vigilia di Natale (sic!). Un articolo omnicomprensivo: si va dalla difesa e sicurezza del territorio ai diritti sociali e della famiglia, alla tutela della salute. E non c’è alcun riferimento esplicito ai programmi militari che vedremo di seguito, ma solo rimandi a leggi e decreti precedenti in un linguaggio criptico. Se non fosse stato per il grido indignato di padre Alex Zanotelli lanciato in rete attraverso una mail e al voto contrario di 33 senatori (tra