Mi sono chiesto come mai, me compreso, che mi considero una persona mediamente informata e mediamente attenta, le persone hanno sottovalutato il rischio del coronavirus e molti ancora oggi affollano strade e parchi? Arrivando addirittura a rivendicare la libertà di passeggiata. La risposta che mi sono dato è banale, se volete, ma ha un fondamento che cercherò di spiegare: a forza di gridare al lupo al lupo, alla fine nessuno più ci crede.
I mezzi di informazione, tutti (televisione, radio, giornali, ecc.) sempre più danno spazio a notizie gridate, sempre più prediligono il sensazionalismo, il risalto dato ai personaggi politici e non che più la sparano grossa, per una ragione molto semplice: questo modo di fare "informazione" fa vendere, si vendono spazi pubblicitari durante le trasmissioni radio/tv e pagine sui giornali. Il sensazionalismo paga perché va a soddisfare la parte più morbosa di noi utenti, perché entra in simbiosi con le nostre paure, angosce, frustrazioni, rabbie al punto che a loro volta sono amplificate in un gioco di specchi pericoloso. Guardate la fobia dell'immigrazione a cosa ha portato alimentata da mezzi di informazione, compresa la Tv pubblica, irresponsabili e la visibilità data ad un personaggio che in un'altra epoca sarebbe stato di bassissimo profilo come Salvini. Servizi su servizi televisivi, pagine su pagine di giornali su questo losco figuro perché in quel momento era l'unico che tirava su l'audience. Chi se ne frega dei contenuti delle cose che diceva. L'importante che fossero gridate e in sintonia con la pancia di un paese ferito da un lato e poco acculturato dall'altro.
Nel caso del coronavirus però il sensazionalismo non ha funzionato perché si andava a toccare la libertà delle persone. Le prescrizioni del governo veicolate dai mezzi di informazione sono state vissute come un'esagerazione. Un gridare al lupo al lupo, appunto, Un conto è un titolo a sei colonne sugli immigrati, un altro è rinunciare alla passeggiata, allo shopping, all'aperitivo perché minacciati niente meno che da un virus, un nemico invisibile. Vuoi mettere un'orda di immigrati in carne ed ossa! Improvvisamente gli italiani sono diventati tutti ipercritici nei confronti dell'informazione. Ciò significa che prima faceva comodo crederci perché qualcuno li faceva sentire minacciati (la manipolazione delle paure) da un lato e rassicurati dall'altro da chi si proponeva come l'uomo della provvidenza. Purché l'aperitivo prima di cena fosse garantito, si intende!
Tutti oggi si interrogano sul ruolo della politica, su cosa avrebbe potuto fare di più, ma francamente, tocca dirlo, in questo frangente la politica impersonata dal governo in carica sta facendo il meglio che è possibile fare e per una volta è più avanti dei cittadini. Cosa che dovrebbe essere normale per una classe dirigente che sia veramente tale. Chi resta ancora attaccato ai vecchi schemi, ai vecchi modi di fare informazione sono proprio i media. E così in mancanza di motivi per attaccare il governo si punta sulla polemicuzza della regione Lombardia che ogni giorno ne spara una nuova (Fontana è degno emulo di Salvini). E giù i media a buttarsi a capofitto su queste pseudo notizie. Nessuno, invece, che abbia dato risalto alla cazziata che il sindaco di Delia, un paesino siciliano, ha fatto ai suoi concittadini e che è diventata virale sui social. Un messaggio forte, chiaro, efficace sul perché bisogna rispettare le regole e una stigmatizzazione di alcuni comportamenti irrispettosi delle regole. Però nessuno ne ha parlato.
La dirò grossa, ma in questo momento storico la reale minaccia alla democrazia viene proprio da un sistema dell'informazione che nulla ha a che fare col fornire ai cittadini strumenti di comprensione della realtà per l'esercizio di una cittadinanza responsabile. Ci sono, nel mondo dell'informazione, alcune lodevoli eccezioni, ognuno può andarsele a cercare stando sempre attenti all'attendibilità di chi ci dà le notizie, però ci sono. A questo punto che i buoi sono scappati dalla stalla, metafora per dire i cittadini che ancora non hanno capito la gravità del momento e continuano a fare come niente fosse, non c'è altra strada che ripensare al ruolo dell'informazione e ad un nuovo modo di fare informazione che sappia coniugare il dovere di dare le notizie con la responsabilità sociale del ruolo di formazione di un'opinione pubblica consapevole nell'esercizio dei propri diritti democratici.Se i mezzi di informazione continueranno a sottrarsi a questa loro responsabilità sempre meno saremo in grado di riconoscere i veri pericoli. Con conseguenze difficili da immaginare.
I mezzi di informazione, tutti (televisione, radio, giornali, ecc.) sempre più danno spazio a notizie gridate, sempre più prediligono il sensazionalismo, il risalto dato ai personaggi politici e non che più la sparano grossa, per una ragione molto semplice: questo modo di fare "informazione" fa vendere, si vendono spazi pubblicitari durante le trasmissioni radio/tv e pagine sui giornali. Il sensazionalismo paga perché va a soddisfare la parte più morbosa di noi utenti, perché entra in simbiosi con le nostre paure, angosce, frustrazioni, rabbie al punto che a loro volta sono amplificate in un gioco di specchi pericoloso. Guardate la fobia dell'immigrazione a cosa ha portato alimentata da mezzi di informazione, compresa la Tv pubblica, irresponsabili e la visibilità data ad un personaggio che in un'altra epoca sarebbe stato di bassissimo profilo come Salvini. Servizi su servizi televisivi, pagine su pagine di giornali su questo losco figuro perché in quel momento era l'unico che tirava su l'audience. Chi se ne frega dei contenuti delle cose che diceva. L'importante che fossero gridate e in sintonia con la pancia di un paese ferito da un lato e poco acculturato dall'altro.
Nel caso del coronavirus però il sensazionalismo non ha funzionato perché si andava a toccare la libertà delle persone. Le prescrizioni del governo veicolate dai mezzi di informazione sono state vissute come un'esagerazione. Un gridare al lupo al lupo, appunto, Un conto è un titolo a sei colonne sugli immigrati, un altro è rinunciare alla passeggiata, allo shopping, all'aperitivo perché minacciati niente meno che da un virus, un nemico invisibile. Vuoi mettere un'orda di immigrati in carne ed ossa! Improvvisamente gli italiani sono diventati tutti ipercritici nei confronti dell'informazione. Ciò significa che prima faceva comodo crederci perché qualcuno li faceva sentire minacciati (la manipolazione delle paure) da un lato e rassicurati dall'altro da chi si proponeva come l'uomo della provvidenza. Purché l'aperitivo prima di cena fosse garantito, si intende!
Tutti oggi si interrogano sul ruolo della politica, su cosa avrebbe potuto fare di più, ma francamente, tocca dirlo, in questo frangente la politica impersonata dal governo in carica sta facendo il meglio che è possibile fare e per una volta è più avanti dei cittadini. Cosa che dovrebbe essere normale per una classe dirigente che sia veramente tale. Chi resta ancora attaccato ai vecchi schemi, ai vecchi modi di fare informazione sono proprio i media. E così in mancanza di motivi per attaccare il governo si punta sulla polemicuzza della regione Lombardia che ogni giorno ne spara una nuova (Fontana è degno emulo di Salvini). E giù i media a buttarsi a capofitto su queste pseudo notizie. Nessuno, invece, che abbia dato risalto alla cazziata che il sindaco di Delia, un paesino siciliano, ha fatto ai suoi concittadini e che è diventata virale sui social. Un messaggio forte, chiaro, efficace sul perché bisogna rispettare le regole e una stigmatizzazione di alcuni comportamenti irrispettosi delle regole. Però nessuno ne ha parlato.
La dirò grossa, ma in questo momento storico la reale minaccia alla democrazia viene proprio da un sistema dell'informazione che nulla ha a che fare col fornire ai cittadini strumenti di comprensione della realtà per l'esercizio di una cittadinanza responsabile. Ci sono, nel mondo dell'informazione, alcune lodevoli eccezioni, ognuno può andarsele a cercare stando sempre attenti all'attendibilità di chi ci dà le notizie, però ci sono. A questo punto che i buoi sono scappati dalla stalla, metafora per dire i cittadini che ancora non hanno capito la gravità del momento e continuano a fare come niente fosse, non c'è altra strada che ripensare al ruolo dell'informazione e ad un nuovo modo di fare informazione che sappia coniugare il dovere di dare le notizie con la responsabilità sociale del ruolo di formazione di un'opinione pubblica consapevole nell'esercizio dei propri diritti democratici.Se i mezzi di informazione continueranno a sottrarsi a questa loro responsabilità sempre meno saremo in grado di riconoscere i veri pericoli. Con conseguenze difficili da immaginare.
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