"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro".
In quella virgola del primo comma dell'art. 1 della Costituzione sta tutto il rafforzativo del fondamento della nostra Repubblica. Perché solo il lavoro dà dignità alle persone ed è il fondamento della loro libertà e quindi della democrazia.
Non è, dunque, un caso che sia il lavoro il fondamento della Repubblica e non il reddito di cittadinanza, di cui tanto si parla e di cui molti ne fanno un uso propagandistico e demagogico. A meno che un reddito di cittadinanza non serva a realizzare in pieno un'effettiva cittadinanza in cui i cittadini si sentano responsabili del bene comune. Ciò significa che chi lo riceve dovrà dare in cambio un corrispondente ed equo numero di ore al servizio del bene collettivo (ad es. su un reddito di cittadinanza di 500 euro nette le ore da prestare non devono essere più di 13 settimanali), e tutti sappiamo quanto bisogno c'è nelle città di lavori di piccola manutenzione spesso trascurati per mancanza di fondi: manutenzione del verde pubblico, piccole manutenzioni stradali, guardiania a musei ed aree archeologiche spesso tenute chiuse proprio per mancanza di personale, pulizia di corsi d'acqua, manutenzione degli edifici scolastici, ecc., servizi a cui le amministrazioni locali non riescono a far fronte. Dunque, reddito di cittadinanza sì, ma affinché ci si senta cittadini responsabili del bene comune e non assistiti perché ciò offenderebbe la dignità delle persone. In alternativa le risorse del reddito di cittadinanza devono essere indirizzate a corsi di formazione finalizzati ad un inserimento lavorativo certo, oppure come incentivo alla riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore settimanali in quelle imprese dove il livello di innovazione tecnologico lo consente, in modo da creare posti di lavoro veri. Non può esserci reddito svincolato dal lavoro, perché è sul lavoro che si fonda la democrazia e la nostra Carta Costituzionale.
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