I
dati sugli incidenti mortali sul lavoro pubblicati da estense.com che indicano
una nera scalata della provincia di Ferrara nelle classifiche in tre anni,
passando dal 92° posto al 20° sul totale degli occupati, sono indicativi di un
dato generale: nei periodi di crisi, quando più forte è il ricatto
occupazionale, saltano tutte le garanzie sui ritmi di lavoro, gli orari e le
tutele sulla sicurezza. La disperazione di chi un lavoro non c’è ed è disposto
a tutto pur di averlo, il timore di perderlo da parte di chi ce l’ha se
soltanto si rivendica il rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori
porta imprenditori senza scrupoli a spremere la manodopera al punto che i dati
sugli incidenti mortali parlano da soli. Sarebbe interessante verificare di
quanto sia aumentata in questi anni di crisi la produttività della forza lavoro
occupata, proprio in conseguenza del ricatto occupazionale a fronte di una
scarsa innovazione tecnologica di processo, ma come derivato soltanto di un
aumento forzato e oltre ogni limite dei ritmi di lavoro.
Mai
come in questo periodo la vigilanza sul rispetto delle norme di sicurezza deve
farsi più stringente. Le istituzioni a ciò preposte devono intervenire con più
assiduità assolvendo al proprio ruolo istituzionale e non aspettare che partano
delle segnalazioni dall’interno dei posti di lavoro, ad esempio incrociando i
dati sulla cassa integrazione e i licenziamenti con quelli sui volumi d’affari.
È chiaro che a fronte di un ricorso alla cig e/o ai licenziamenti e ad una
costanza nel volume d’affari siamo di fronte ad un uso della forza lavoro
occupata che qualche dubbio deve farlo sorgere.
Auspico
che il ministero del lavoro, per quanta poca fiducia nutra nel nuovo ministro,
attivi i propri organi di vigilanza periferici per una più attenta verifica
delle condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Giuseppe
Fornaro
Candidato
sindaco Valori di Sinistra
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