E se il coronavirus fosse una nuova forma di mal-aria? Pensiamoci. Ha colpito prima la Cina, una delle zone geografiche più inquinate da CO2 e polveri fini, dove la nebbia é fatta prevalentemente da una coltre di polveri. Poi, in Europa, ha colpito le aree della pianura padana che sono le più inquinate d'Europa per la morfologia del territorio. E qui le nebbie ci sono eccome per di più in combinazione con gli alti livelli di PM10 e PM 0.5. Ora si sta spostando negli USA, altra area a forte industrializzazione e consumo di carburanti fossili. E cosa va a colpire questo virus? Proprio l'apparato respiratorio.
E poi ci sono altre coincidenze. La malaria vera e propria comparve guarda caso in Cina intorno al 2700 a.C. per poi spostarsi, guarda un po', proprio in Italia dove però fu ostacolata dai Romani e dalle loro opere di bonifica dei terreni per poi ricomparire intorno al V sec. d.C. con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, fino al Medioevo quando ripreso le opere di bonifica. Ancora alla fine dell'Ottocento in Italia i morti per malaria erano circa 15mila all'anno. Ad oggi, in soli due mesi, il nuovo coronavirus ha già fatto 16.523 vittime solo in Italia.
C'è una terza coincidenza con l'antica malaria, detta anche paludismo. Le aree che anticamente erano colpite dalla malattia erano proprio quelle paludose. In quelle aree (in Emilia Romagna il ferrarese e la sua provincia fino al mare, alcune aree della Puglia e della Sardegna, il basso Veneto, in particolare la zona del delta del Po, tutte zone anticamente paludose) l'adattamento genetico della specie ha creato la microcitemia, una riduzione delle dimensioni dei globuli rossi di cui sono portatori molti individui umani e che li rendono immuni alla malaria vera e propria. Oggi quelle stesse aree sono le meno colpite dal coronavirus. Una coincidenza su cui la Regione Emilia Romagna sta puntando la sua attenzione e su cui si vorrebbero avviare degli studi. Perché se il moderno coronavirus fosse una variante dell'antica malaria chissà che non sia più facile trovare anche la cura. Ma qui mi avventuro in un campo che non è il mio.
Torniamo al nostro coronavirus del 2020 e vediamo se la storia può venirci in aiuto. Cosa fanno i Romani quando capiscono che la malattia origina dalla acque putride delle paludi? Fanno le bonifiche, prosciugano le terre strappandole alle acque e rendendole coltivabili. Ma la storia, come abbiamo visto, ci dice che se si abbassa la guardia la malattia ritorna. Infatti, caduto l'Impero Romano, le acque tornano ad invadere le terre e ritorna la malattia in Italia. E se questo nuovo coronavirus, oggi, fosse originato dalla pessima qualità dell'aria che respiriamo? E se i nostri polmoni già provati da una continua esposizione ad alte concentrazioni di PM10 E PM0.5 fossero compromessi al punto da renderci più vulnerabili? Cosa dovremmo fare noi, oggi, nel 2020? I Romani bonificarono le terre noi, forse, dovremmo cominciare a pensare di bonificare l'aria che respiriamo. E lo possiamo fare in molti modi. Riforestando, preservando le foreste, riducendo drasticamente l'uso di combustibili fossili, puntando ad una riduzione del numero dei mezzi a motore in circolazione, riconvertendo le produzioni, potenziando la produzione di energia da fonti rinnovabili, riducendo i consumi come causa di un eccesso di uso di risorse della terra. Se ci pensate il 2019 è stato un anno nefasto per le foreste, milioni ettari sono andati perduti. Ricorderete tutti le immagini degli incendi in Australia e i poveri koala per i quali ci siamo tanto commossi. Ricorderete gli incendi in Canada. Ricorderete le immagini delle motoseghe che hanno spianato l'equivalente di un campo da calcio al giorno di foresta amazzonica e che continuano a farlo. Ricorderete tutti che in Lombardia fino a qualche mese fa, una volta al mese circa, andavano a fuoco dei depositi di rifiuti. Credete veramente che tutto questo non ci si sia ritorto contro in termini di qualità dell'aria del pianeta? Aria che è diventata, per l'appunto, mal-aria. Credete veramente che tutto questo non abbia prodotto alcuna conseguenza? Credete veramente che il coronavirus sia sfuggito da un laboratorio? O vogliamo crederci solo come auto assoluzione per non mettere in discussione i nostri stili di vita e chiudere gli occhi di fronte alla realtà?
Beh, forse è il caso, invece, di cominciare a guardare in faccia questa realtà e a prendere esempio dalla storia che ci ha insegnato che l'osservazione della natura può aiutarci a trovare i rimedi per il nostro vivere salvaguardando noi stessi e il pianeta che abitiamo. Un po' come fecero gli antichi Romani al tempo della malaria.
E poi ci sono altre coincidenze. La malaria vera e propria comparve guarda caso in Cina intorno al 2700 a.C. per poi spostarsi, guarda un po', proprio in Italia dove però fu ostacolata dai Romani e dalle loro opere di bonifica dei terreni per poi ricomparire intorno al V sec. d.C. con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, fino al Medioevo quando ripreso le opere di bonifica. Ancora alla fine dell'Ottocento in Italia i morti per malaria erano circa 15mila all'anno. Ad oggi, in soli due mesi, il nuovo coronavirus ha già fatto 16.523 vittime solo in Italia.
C'è una terza coincidenza con l'antica malaria, detta anche paludismo. Le aree che anticamente erano colpite dalla malattia erano proprio quelle paludose. In quelle aree (in Emilia Romagna il ferrarese e la sua provincia fino al mare, alcune aree della Puglia e della Sardegna, il basso Veneto, in particolare la zona del delta del Po, tutte zone anticamente paludose) l'adattamento genetico della specie ha creato la microcitemia, una riduzione delle dimensioni dei globuli rossi di cui sono portatori molti individui umani e che li rendono immuni alla malaria vera e propria. Oggi quelle stesse aree sono le meno colpite dal coronavirus. Una coincidenza su cui la Regione Emilia Romagna sta puntando la sua attenzione e su cui si vorrebbero avviare degli studi. Perché se il moderno coronavirus fosse una variante dell'antica malaria chissà che non sia più facile trovare anche la cura. Ma qui mi avventuro in un campo che non è il mio.
Torniamo al nostro coronavirus del 2020 e vediamo se la storia può venirci in aiuto. Cosa fanno i Romani quando capiscono che la malattia origina dalla acque putride delle paludi? Fanno le bonifiche, prosciugano le terre strappandole alle acque e rendendole coltivabili. Ma la storia, come abbiamo visto, ci dice che se si abbassa la guardia la malattia ritorna. Infatti, caduto l'Impero Romano, le acque tornano ad invadere le terre e ritorna la malattia in Italia. E se questo nuovo coronavirus, oggi, fosse originato dalla pessima qualità dell'aria che respiriamo? E se i nostri polmoni già provati da una continua esposizione ad alte concentrazioni di PM10 E PM0.5 fossero compromessi al punto da renderci più vulnerabili? Cosa dovremmo fare noi, oggi, nel 2020? I Romani bonificarono le terre noi, forse, dovremmo cominciare a pensare di bonificare l'aria che respiriamo. E lo possiamo fare in molti modi. Riforestando, preservando le foreste, riducendo drasticamente l'uso di combustibili fossili, puntando ad una riduzione del numero dei mezzi a motore in circolazione, riconvertendo le produzioni, potenziando la produzione di energia da fonti rinnovabili, riducendo i consumi come causa di un eccesso di uso di risorse della terra. Se ci pensate il 2019 è stato un anno nefasto per le foreste, milioni ettari sono andati perduti. Ricorderete tutti le immagini degli incendi in Australia e i poveri koala per i quali ci siamo tanto commossi. Ricorderete gli incendi in Canada. Ricorderete le immagini delle motoseghe che hanno spianato l'equivalente di un campo da calcio al giorno di foresta amazzonica e che continuano a farlo. Ricorderete tutti che in Lombardia fino a qualche mese fa, una volta al mese circa, andavano a fuoco dei depositi di rifiuti. Credete veramente che tutto questo non ci si sia ritorto contro in termini di qualità dell'aria del pianeta? Aria che è diventata, per l'appunto, mal-aria. Credete veramente che tutto questo non abbia prodotto alcuna conseguenza? Credete veramente che il coronavirus sia sfuggito da un laboratorio? O vogliamo crederci solo come auto assoluzione per non mettere in discussione i nostri stili di vita e chiudere gli occhi di fronte alla realtà?
Beh, forse è il caso, invece, di cominciare a guardare in faccia questa realtà e a prendere esempio dalla storia che ci ha insegnato che l'osservazione della natura può aiutarci a trovare i rimedi per il nostro vivere salvaguardando noi stessi e il pianeta che abitiamo. Un po' come fecero gli antichi Romani al tempo della malaria.
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